Una delegazione della Chiesa cattolica ambrosiana, accompagnata dal p. Teofilatto Vitsos, ha reso visita al Patriarca Bartolomeo ad Istanbul. Un’occasione preziosa per rafforzare i legami di fraternità con il Patriarcato ecumenico in vista di più ampi scambi a favore dell’unità dei cristiani e del dialogo interreligioso

di Rosangela Vegetti

Un dialogo rafforzato verso l’unità

«Siamo qui con il desiderio di compiere un ulteriore piccolo passo nel necessario cammino verso l’unificazione piena tra tutti i cristiani. Questa unità – ha detto il card. Scola nel saluto rivolto il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo -, ne siamo ben consapevoli, non può essere che il frutto sovrabbondante della grazia del Risorto. È Lui a prendere sempre l’iniziativa». Ma la realtà del mondo d’oggi connotata dalla mescolanza di etnie, culture e religioni induce a nuove misure per la costruzione del vivere insieme. «A questo compito – ha affermato il cardinale – le nostre Chiese possono offrire un prezioso contributo. A questo impegno in favore della libertà religiosa e della ricerca del bene comune nelle nostre società appartengono a pieno titolo le attività di collaborazione tra il Patriarcato Ecumenico, le Chiese Ortodosse e la Chiesa Cattolica».

Tre giorni ad Istanbul (dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014), in visita al Patriarca Bartolomeo, di una delegazione della diocesi ambrosiana guidata dal card. Scola e con la partecipazione di p. Teofilatto Vitsos, archimandrita greco-ortodosso e presidente in carica del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, del Moderator Curiae monsignor Bruno Marinoni, dal Vicario Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo monsignor Luca Bressan, e del responsabile della sezione ecumenismo dell’Ufficio ecumenismo della Diocesi ambrosiana diacono Roberto Pagani, ha segnato una tappa verso l’unità dei cristiani di Oriente e di Occidente.

Oltre a un doveroso ricordo del Patriarca Atenagora, precursore, con Papa Montini, del fraterno dialogo tra Oriente e Occidente cristiano, la delegazione ambrosiana ha visitato la Facoltà teologica di Calki , sull’isola di Heybeliada, di fronte a Istanbul, per quasi duecento anni sede della formazione dei sacerdoti ortodossi del patriarcato ecumenico di Costantinopoli e chiusa nel 1971 per ordine del governo turco; patrimonio inestimabile per la chiesa ortodossa e per la cultura turca con una biblioteca ricchissima di testi teologici antichi, e si spera che possa presto essere riaperta. «Oggi chi studia teologia – spiega il diacono Pagani – deve andare a Tessalonica; ma in prospettiva l’idea è di aprire scambi sia a livello di professori che di studenti con Milano per relazioni che possano essere più continue. Il card. Scola ribadisce l’intento di costruire un ecumenismo di popolo che parta da relazioni dirette più frequenti e facili possibili, agevolando scambi ed incontri».

Oltre al turismo che ormai favorisce la conoscenza e l’impatto con realtà di vita e testimonianze di spiritualità diverse, c’è nella quotidiana vita ambrosiana un contatto sempre più ravvicinato con persone originarie dei Paesi dell’Europa orientale e di tradizione cristiana ortodossa che spesso lavorano e vivano nelle nostre famiglie. «Ormai l’immigrazione di popolazioni di appartenenza ortodossa è numericamente maggioritaria e questo elemento demografico – precisa Roberto Pagani – ci impone un’attenzione di conoscenza e la necessità di rispondere a sempre maggiori domande di presenza e di disponibilità di chiese sul territorio diocesano. D’altra parte, la maggior parte dei metropoliti che sono alla guida del Patriarcato ecumenico hanno studiato in Europa e spesso in Italia, questo li rende molto attenti ed aperti all’incontro ecumenico.  Inoltre una chiesa come quella di Costantinopoli che vive da 500 anni in vicinanza islamica ha certo qualcosa da dire a chi si avvia a fare il dialogo interreligioso. La loro esperienza forse anticipa quello che anche noi ci troveremo a vivere nella contiguità sempre maggiore con il mondo islamico. Il passaggio ad una convivenza consapevole e non solo subita, non è per nulla banale».