Il nuovo anno 2015 si apre con la celebrazione di presa incarico del pastore Massimo Aprile nella chiesa battista di via Pinamonte da Vimercate a Milano.

Un benvenuto al pastore Massimo Aprile

Domenica 11 gennaio, alle 10.30, la comunità dei fedeli della chiesa evangelica battista milanese festeggia l’ingresso del pastore Massimo Aprile che ne rivestirà il ruolo di responsabile per i prossimi anni, e per l’occasione invita amici e fedeli anche di altre chiese. 

Originario di Napoli, come la moglie Anna che è pure pastora ma a Firenze, arriva per la prima volta a Milano, dopo aver ricoperto il ruolo di pastore delle comunità battiste in diverse regioni italiane, e per Massimo Aprile si profila un impegno certamente importante e con prospettive di grande interesse. «La chiesa milanese di via Pinamonte da Vimercate è una piccola comunità, ma con le sue 14 nazionalità presenti costituisce uno spaccato del mondo d’oggi, è ricca di persone che hanno sensibilità culturali e spirituali, e problemi di vita diversi tra loro. E’ questo motivo di difficoltà, perchè richiede maggior pazienza nell’intendersi e nello spiegare, nel distinguere ciò che è culturale da ciò che è fondamentale per la nostra fede e per la nostra vita, ma è anche una grande sfida. Infatti, possiamo dare testimonianza di un possibile mondo riconciliato senza la  paura o la diffidenza verso l’altro».

Nel mondo di oggi dove sembra che culture e fedi si possano confrontare, mescolare ed offrire variegati sostegni ai problemi vitali degli abitanti del pianeta, poi nella realtà ordinaria di ogni giorno «le persone che sono in ricerca della fede o che cercano le ragioni perché questa fede sia confermata e alimentata, si assomigliano molto in tutte le latitudini, magari  – sostiene il pastore – ci saranno delle differenze nel contesto che possono costituire motivo di curiosità e di stimolo».

Come pure le difficoltà che la crisi di questi anni sta producendo nel nostro paese a molte famiglie, costringendo a ridimensionare le aspettative sul futuro dei più giovani e a togliere speranze di lavoro e vita a tanti immigrati giunti da noi in cerca di condizioni di vita più accettabili, si trasformano in sfide di speranza. «Nota evidente – sottolinea Massimo Aprile – è il velo di tristezza che è sceso nel nostro Paese dove con la crisi c’è anche la difficoltà di come uscirne fuori, di quanto tempo ci vorrà, tutto questo ci ha incupiti. Sia che si cerchi dentro di sé che fuori, nel mondo della politica o del lavoro, non è facile trovare una risposta. Non è vero che tutto il disastro e lo svuotamento siano imputabili alla sola classe dirigente, perché si accompagnano anche ad un arretramento culturale diffuso in tutta la società».

Urgente per tutti è rispolverare quei valori di fondo, che sembrano cose un po’ all’antica, ma che soli possono ancora oggi dare indirizzi al disorientamento reale. «Credo che se uniamo la speranza allo sforzo fattivo per un mondo migliore, le trasformazioni saranno possibili. Sempre nel segno della contraddizione, perché nessuno di noi confonde il ‘regno’ nel quale viviamo con il Regno di Dio, che annunciamo e verso il quale camminiamo, però i miglioramenti sono possibili e non è detto che le cose debbano andare sempre e solamente al disastro».

Promesse di primavera – così appaiono certi gesti e discorsi di papa Francesco – ci incoraggiano a lavorare non solo per superare la crisi economica, ma per inaugurare un nuovo tempo di collaborazione e di condivisione tra tutte le chiese cristiane, «ci possono ancora essere delle resistenze e delle distanze, dei pregiudizi o delle difficoltà, ma voglio credere – afferma il pastore Aprile –  che questa spinta alla teologia della compassione del pontefice possa sospingere tutti noi nella gioia del cammino comune».