In occasione dei 1700 anni dalla proclamazione dell’“Editto di Milano”, la visita del patriarca di Costantinopoli Milano ha segnato un ulteriore motivo di avvicinamento tra le due Chiese.

Milano e il “dopo Bartolomeo”

Difficile smuovere una città come Milano, tanto più per una ricorrenza così lontana nella storia e certo estranea alla vita dei suoi cittadini di oggi, come i millesettecento anni dall’Editto di Costantino con cui fu posto fine alle persecuzioni dei cristiani nel 313. Eppure, la diocesi ambrosiana vi ha puntato parecchio e si può dire che ne ha avuto un buon risultato.
Tre sono stati i grandi appuntamenti che hanno mobilitato la città lo scorso mese di maggio a seguito della presenza del patriarca ecumenico e arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma, sua santità Bartolomeo, che alla maggioranza dei milanesi era del tutto sconosciuto, tranne che alla comunità dei fedeli ortodossi e ai simpatizzanti ecumenici. Eppure in molti si sono mobilitati e sono convenuti agli incontri.
Per la prima volta una personalità ortodossa straniera ha accolto come ospite in una sua chiesa nella città ambrosiana l’arcivescovo cattolico di Milano; accoglienza ricambiata nel giorno successivo da parte del card. Scola, con i massimi rappresentanti della diocesi milanese e numerosi fedeli, nella basilica di Sant’Ambrogio con il dono al patriarca di reliquie del grande santo venerato da tutta la cristianità. Il culmine dell’evento si è avuto nella sala delle cariatidi del Palazzo Reale, simbolo della grande tradizione storica della città, a fianco del duomo che ne segna la tradizione religiosa, con le autorità civili e militari della città, per una doppia lectio, del patriarca Bartolomeo e dell’arcivescovo Scola, sulla conoscenza della verità come sorgente di libertà.
Un ritorno al primo millennio, a quando le Chiese d’Occidente e d’Oriente erano ancora indivise. Cinque patriarcati governavano assieme l’ecumene cristiana: Roma, Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria d’Egitto. Il papa di Roma, fra loro, era primis inter pares, senza ordinario dominio sulle porzioni di Chiesa non sue: egli veniva chiamato a dire l’ultima parola solo nei momenti più difficili. In un attimo sembravano unirsi i secoli, superarsi i conflitti, e il presente nelle parole del sindaco di Milano si raccordava con quanto già costruito nei secoli. Meno formali sono risuonati i messaggi augurali di papa Francesco e del ministro della cultura del governo italiano.

Le parole di Bartolomeo. Il patriarca Bartolomeo ha ringraziato il vescovo ambrosiano per la fraterna ospitalità e per aver concesso l’uso della chiesa di Santa Maria Podone ai fedeli greco-ortodossi. Fratellanza e amicizia sono le parole ripetute dal patriarca per sottolineare i rapporti tra le Chiese, in particolare con la diocesi di Milano e con la Santa Sede. «Abbiamo bisogno di amicizia – ha detto il patriarca – per il bene della Chiesa e dobbiamo aiutarci in diaconia». Al card. Scola ha poi rivolto l’invito a recarsi a Costantinopoli – uguale invito Bartolomeo lo ha già rivolto anche al papa – e a tutti gli italiani il suo saluto e, in Cristo risorto, la benedizione dalla chiesa di Costantinopoli.
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Su questo tema hanno offerto ampia riflessione il patriarca Bartolomeo e il card. Scola. «L’anniversario dei millesettecento anni dalla pubblicazione dell’Editto o – come altri lo definiscono – del dogma di Milano, costituisce un’occasione unica per il nostro tempo – ha detto il patriarca Bartolomeo –, nel quale spesso si assiste alla violazione degli elementari diritti umani, per spiegare questa fondamentale eredità di Costantino il Grande, grazie alla quale fu realizzata per la prima volta la fecondazione della legislazione romana con il pensiero cristiano e, inoltre, è stata raggiunta una conquista decisiva per il futuro dell’umanità: il concetto della libertà religiosa. La decisione di Milano ha posto in condizione di parità legale il cristianesimo, fino ad allora perseguitato, concedendogli libertà religiosa istituzionalmente registrata. In tal modo fu aperta la via per fondare il primo e unico stato cristiano dell’ecumene, portando benefici culturali e contribuendo all’evangelizzazione del continente europeo».
E insieme a Costantino che la tradizione ortodossa venera come santo, Milano condivide con la chiesa d’Oriente i martiri Sebastiano, Nazario, Gervasio, Celso e Protaso, oltre al grande s. Ambrogio: in quest’occasione si sono ritrovati e riaffermati in spirito d’ amicizia gli antichi legami spirituali tra Milano e Costantinopoli. Il senso della libertà coinvolge le profonde ricerche di fede e di ragione svolte nei secoli e nel mondo moderno se ne soffrono vistose deformazioni. «Generalmente si considera la libertà un concetto astratto, specialmente nella comunità intellettuale, politica, accademica e culturale, senza che se ne evidenzi la profondità del suo mistero» ha affermato il patriarca –… Questa libertà è un profondo, eterno, incomprensibile mistero. Non può facilmente essere determinata o compresa in un concetto. Durante la nostra epoca, principalmente nei secoli XIX e XX, molti discorsi sono stati fatti sulla libertà e tante guerre combattute per la cosiddetta libertà dei popoli. Questa libertà, essendo spesso separata dal suo datore primo, il datore di ogni dono, Dio, viene isolata, divinizzata, acquista un carattere antropocentrico, diventa onnipotente, causando – fenomeno non raro nella storia dell’umanità – grandi crimini nel nome di questa libertà onnipotente e antropocentrica».
Oggi, oltre alla crisi economica mondiale e ad ogni altra crisi, viviamo anche la crisi della libertà. «Tutti si tormentano sulla terra, tutti protestano, desiderano e cercano la libertà, alcune volte versano anche il proprio sangue per questo, ma pochi sono coloro che la trovano e l’acquisiscono; pochi sono quelli che conoscono il contenuto della vera libertà e dove essa si trovi». La vera libertà sta nell’amore: «I santi lo testimoniano empiricamente. Siamo liberi quando amiamo. Senza l’amore – ha continuato il patriarca –, l’illimitata libertà diventa illimitata violenza, oppressione e dissolutezza, come disgraziatamente capita in molte situazioni – anche in quelle ecclesiastiche – dove è entrato lo spirito di questo mondo, l’immoralità, la rapina, la copertura e la tolleranza dei potenti a situazioni illiberali. Ma Dio vede tutto e interviene al momento opportuno con vero giudizio, come “giusto giudice”. La richiesta di vera libertà conduce nel totale amore, l’amore crocifisso e sacrificato. Quindi non può esistere libertà senza croce». Da queste premesse si giunge facilmente alla necessità di relazioni pacificate e di dialogo tra tutte le realtà che si connotano per le differenze. «Nell’attuale società delle rivendicazioni e dei diritti, l’uomo fatica a capire il significato della vera libertà dell’amore: cercando di dominare i suoi fratelli, da servitore della libertà si trasforma in servo di se stesso. (..) Del resto, le guerre e tutti gli atti di inimicizia tra gli appartenenti alla medesima religione e alle sue variazioni, come gli ortodossi di Serbia e i romano-cattolici di Croazia, i sunniti e gli sciiti musulmani, testimoniano che le cause reali di questi conflitti non sono le divergenze sul concetto della libertà, ma rivendicazioni riferibili ad altre questioni pratiche. Ciò diventa ancor più evidente nei casi di conflitto tra popoli che appartengono precisamente alla medesima fede religiosa, fenomeno che spesso si manifesta nella storia fino ai nostri giorni. Il modo fondamentale per appianare ogni differenza etnica, economica, ideologica e di altra natura è lo sviluppo di dialoghi seri e in buona fede tra le parti, vivendo il dono divino della libertà quotidianamente e con coerenza in ogni ambito. E ciò vale specialmente per i capi religiosi. Altrimenti Dio permetterà catastrofi, distruzioni e insuccessi nelle nostre opere a causa del cattivo uso del dono della libertà e dell’amore».

Le parole del card. Scola. Il card. Scola ha sottolineato che «proprio l’Editto di Milano spinge il cristianesimo ad elaborare, su basi nuove, il senso della sua presenza nella storia. Favorisce la nascita di uno spazio nuovo, in cui l’individuo è chiamato a scoprire le tracce del disegno creatore di Dio all’interno di un mondo e di una storia che sono consegnati alla libertà degli uomini. (…) A differenza dei nostri fratelli d’Oriente, noi cristiani di Occidente ci siamo spesso rassegnati a non fare più della confessione della nostra fede – basata sul credo che ogni domenica professiamo comunitariamente nella celebrazione eucaristica – il cardine del nostro pensiero. Veniamo colti da uno strano pudore a comunicare l’esperienza che scaturisce dalla nostra fede, nel timore che questo possa minare l’universale solidarietà con tutta la famiglia umana, i cui componenti si riferiscono a visioni diverse della realtà».

(testo pubblicato su ‘Settimana’ . CED Bologna – n. 23 del 9/6/2013)