Il 26 giugno scorso si è concluso il Concilio delle Chiese ortodosse.

Il Sinodo di Creta

Il 26 giugno scorso si è concluso, a Creta, il Concilio delle Chiese ortodosse. Sarebbe dovuto essere un Concilio pan-ortodosso (e così lo ha definito il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I), ma mancavano quattro delle 14 Chiese invitate. I patriarcati di Russia, Antiochia (Damasco), Bulgaria e Georgia hanno deciso di non intervenire e questa circostanza ha sminuito in parte l’importanza dell’evento, il primo dopo mille anni.

 

Sei sono stati i documenti discussi, e approvati, dai 166 Padri. Sono stati trattati temi pastorali (le norme sul digiuno, gli impedimenti matrimoniali), della diaspora ortodossa, dei criteri per la proclamazione della “autonomia” di una Chiesa (non della “autocefalia”, che non era in discussione).

 

Il Concilio ha anche approvato una “Enciclica” e un “messaggio” ai fedeli, che riprendono in maniera più ampia (la prima) e più essenziale (il secondo) i temi affrontati nella discussione e nei documenti. Fra l’altro si ribadisce che la Chiesa ortodossa è quella a cui si riferisce il Credo quando parla di “Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”.

 

Al Concilio avevano inviato osservatori la Santa Sede, la Chiesa copta, la Chiesa sira, la Chiesa apostolica armena, la Comunione anglicana, la Federazione luterana mondiale, la Chiesa vetero-cattolica, il Consiglio Ecumenico delle Chiese, il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, la Conferenza delle Chiese europee, la Chiesa luterana di Germania.