Relazione finale

Per una rinnovata comunione ecumenica…

<<Il movimento ecumenico è un movimento di vita. Esso ha grandi ambizioni poiché si tratta di testimoniare insieme al mondo e nel mondo di partecipare alla trasformazione della società e della creazione>> (past. Olav Tveit, segretario CEC)

Le nostre chiese sono da tempo immerse in una società europea dominata da nuove paure. Sul piano internazionale (e non solo) si è fatto prepotentemente strada, in questi mesi, un moto disgregativo che spinge al ripiegamento su sè stessi, ad erigere nuovi muri, a promuovere nuove divisioni che, in alcune parti del mondo, trovano sbocco in sanguinosi attentati anche contro fratelli e sorelle delle nostre Chiese. Sicchè il contesto sociale del nostro lavoro ecumenico non favorisce sempre e ovunque l’accoglienza delle diversità e il dialogo costruttivo.

Guardando retrospettivamente l’anno trascorso occorre prendere atto che le nostre Chiese -in ascolto dell’evangelo di Cristo- hanno cercato di andare controcorrente cercando di lanciare ponti, organizzare occasioni di confronto e di crescita comuni. Ma è un esercizio che non va da sé, occorre lasciarsi afferrare sempre e di nuovo la passione e la tenacia nell’accogliere le sfide del nostro tempo. Osiamo credere che sia il Signore che ha effuso il Suo Spirito sulla Chiesa a Pentecoste a donarci la forza di continuare il cammino dell’ecumenismo, paradigma anche del dialogo interreligioso nella prospettiva dell’unità nella diversità.

Al termine del proprio mandato il Comitato di Presidenza, vuole cercare di “allargare lo sguardo” alle ricche potenzialità che questo anno trascorso ci ha offerto non solo come Consiglio ma come credenti ecumenicamente impegnati. Non è più, infatti, il tempo di far intuire la possibilità di un dialogo formale, tra appassionati e specialisti, ripiegandosi su modalità consuete ma è tempo di cercare sempre più di comprendere come anche l’ecumenismo cambia e si trasforma velocemente.

I. IL CONTESTO

A inizio anno abbiamo accolto e condiviso con gioia le risultanze del Grande e Santo Sinodo svoltosi a Creta nel mese di giugno. Dai vari momenti di approfondimento -nati anche all’interno dello stesso CCCM- abbiamo recepito quanto complesso ma fruttuoso sia il cammino di unità dell’articolato mondo ortodosso. Il 31 ottobre si è aperto l’anno luterano a Lund (Svezia) alla presenza di Papa Francesco che insieme al vescovo Munib Yunan presidente della LFW (Lutheran World Federation) hanno pregato e sottoscritto una dichiarazione in cui, tra le altre cose, si afferma, dopo un rivisitazione critica della storia trascorsa, d’avere imparato che « ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide». La dichiarazione non si sofferma solo sugli aspetti teologicamente condivisi (si veda al proposito il documento dal «Conflitto alla comunione») ma invita le rispettive chiese a svolgere un comune servizio sia verso chi è nella sofferenza e nell’emarginazione sia verso il creato. Storicamente è la prima volta che protestanti e cattolici festeggiano insieme l’inizio della Riforma. A questo proposito, a Trento nel novembre scorso si è svolto un partecipato convegno ecumenico nazionale proprio nella città conosciuta al mondo per essere il luogo della Controriforma: dibattiti, riflessioni, liturgie e tra queste la condivisione del pane nel Duomo che vide il famoso Concilio tridentino. Cinquecento anni dopo le tesi di Wittenberg, cattolici e protestanti si sono trovati insieme in una liturgia significativamente intitolata: Lasciamoci riconciliare in Cristo con Dio. Questo nuovo spirito, che costituisce una vera e propria svolta, ha avuto un importante ricaduta anche qui a Milano: «Noi ci impegniamo, con l’aiuto di Dio e in una rinnovata comunione ecumenica, a predicare l’Evangelo, a denunciare ogni tipo di ingiustizia, a consolare chi soffre e accogliere chi è emarginato o discriminato», affermazione tratta dalla Dichiarazione che le chiese protestanti hanno lanciato in occasione dei 500 anni della Riforma al Teatro dal Verme durante il culto della vigilia di Pentecoste seguito dalla liturgia ecumenica.

Su scala locale, non possiamo non ricordare il significativo incontro a inizio novembre tra presbiteri cattolici e ortodossi romeni sul tema cruciale della trasmissione della fede alle nuove generazioni, la cui rilevanza potrebbe essere occasione di un confronto allargato. Abbiamo, inoltre, accolto con gioia la visita a inizio maggio nella nostra città di Papa Tawadros II, di ritorno dalla visita papale al Cairo, nel contesto di una grande assise di presbiteri copti, chiesa tragicamente segnata da un’apparentemente interminabile scia di sangue.

Particolare centralità ha assunto -e non solo per la Chiesa cattolica ambrosiana- la giornata del 25 marzo che ha visto la visita di Papa Francesco a Milano con una straordinaria partecipazione di popolo, ritmata da contenuti e gesti di particolare significatività. Come CCCM abbiamo avuto l’opportunità di esprimere un caloroso saluto al Vescovo di Roma in Duomo condividendo questo importante momento della vita ambrosiana.

II. LA VITA DEL CONSIGLIO

L’aver potuto accogliere una nuova Chiesa -quella georgiana– nel nostro sodalizio ecumenico nel dicembre 2016 è stato motivo di grande gioia.

Mettendoci in ascolto di un dibattito già apertosi in seno al Consiglio, si è voluto introdurre un parziale rinnovamento delle nostre modalità di riunione in assemblea affrontando tre tematiche specifiche: il Grande e Santo Sinodo (seduta 11 ottobre); il tema del celebrare la Riforma oggi in un tempo ecumenico (seduta 14 marzo in Chiesa Luterana) e una valutazione dei viaggi ecumenici compiuti (seduta a Monza 9 maggio). Sono stati momenti formativi -riteniamo- alti che, attraverso l’ascolto di più voci, ci hanno consentito di poterci confrontare anche con sfide che tutti accomunano.

Il ripercorrere criticamente in tre tappe, a quindici anni dalla sua sottoscrizione, il fondamentale documento della Charta Oecumenica (Strasburgo 2001) in uno scenario europeo profondamente mutato, può aver fatto comprendere come certi obiettivi e impegni di allora vadano sempre rimodulati in ascolto dello Spirito per evitare di costringere, dentro schemi logori, istanze che altrimenti farebbero fatica ad affermarsi. Le voci “storiche” di padre Valdman, del past. Aprile e di mons. Bottoni ci hanno aiutato in questo studio.

Il viaggio di formazione a Roma (20-21 marzo), come la precedente esperienza a Ginevra, è stata un’esperienza particolarmente felice nella vita del Consiglio, non solo per la significatività degli incontri avuti ma per le modalità relazionali tra di noi. Il confronto avuto nella seduta di Monza ha fatto indubbiamente emergere quanto questi momenti di condivisione e fraternità siano preziosi per la vita del Consiglio…anche per il futuro. Non possiamo che ringraziare ancora una volta l’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso per il supporto -non solo organizzativo- nell’accurata “costruzione” dei vari momenti (Bose, S. Egidio, Pontificio Consiglio).

La Settimana di Preghiera per l’Unità (SPUC) di quest’anno ha messo al centro il tema della riconciliazione che, nella proposta a Milano, abbiamo voluto caratterizzare con una significativa tavola rotonda, un consistente numero di occasioni di preghiera nelle varie tradizioni confessionali proposti alla città e una meditazione in musica accompagnati dalle note di J.S. Bach. Malgrado una partecipazione non sempre all’altezza delle nostre attese, le occasioni della SPUC si sono rivelate non piccoli momenti di crescita spirituale.

Il 2017 ha visto l’avverarsi di due preziosi “prodotti” del Consiglio: il Calendario Ecumenico e l’edizione aggiornata di Milano Ecumenica, grazie all’appassionato e tenace lavoro della Commissione Informazione che va sostenuto anche per l’edizione 2018 del calendario stesso.

La Commissione Pastorale ha proposto, in collaborazione con il Refettorio Ambrosiano, un ciclo di tre incontri dal titolo Ecclesia semper reformanda che ha consentito di approfondire, in forme e modi molto differenti e originali, le istanze di riforma presenti in ogni Chiesa. Il progetto di collaborazione con i Centri Culturali della città si è avviato quest’anno con la mostra dell’artista israeliano Shay Frish in sinergia con il Centro Culturale S. Fedele che ha visto, tra l’altro, un prezioso contributo redazionale sul tema della luce del Vicepresidente, padre Ambrogio Makar. Per il prossimo anno abbiamo già messo in cantiere una mostra fotografica, in collaborazione con il Centro Culturale Protestante e l’Istituto Italiano di Fotografia, sulla presenza copta a Milano.

La Commissione Liturgia, oltre alla tradizionale e molto apprezzata liturgia di apertura e chiusura della SPUC, ha ideato e realizzato al meglio una non semplice Preghiera Ecumenica di Pentecoste che ha costituito un importante valore aggiunto anche per l’evento Riforma500.

La Commissione Jpic, oltre i tradizionali appuntamenti autunnali e quest’anno primaverili di visita nelle carceri, si è fatta promotrice di un’interessante iniziativa nel quadro della giornata di preghiera contro la violenza delle donne presso la Chiesa battista in collaborazione con Caritas Ambrosiana, e l’ormai tradizionale Camminata Ecumenica in sinergia con Associazione Nocetum e Associazione Cascine prevista per il 1 luglio.

Ci sentiamo di dover ringraziare tutti quanti per l’impegno e la passione profusi in tutte queste circostanze. Il sempre necessario allargamento della partecipazione ai lavori delle Commissioni costituisce un aspetto di consolidamento e continuità fondamentali per la vita del CCCM.

L’Associazione Amici del Consiglio -piccolo ma prezioso “polmone finanziario” che rende autonoma la vita del Consiglio stesso- ha intrapreso nel corso dell’ultimo anno un necessario rinnovo (in alcuni casi anche generazionale) delle cariche sociali. Siamo certi che questo potrà dare nuovo slancio a idee e iniziative. Il concerto di fund-raising in S. Lorenzo Maggiore dello scorso mese di novembre e la buona raccolta fondi della SPUC destinata ad un progetto sociale della FCEI nelle aree terremotate delle Marche sono stati importanti momenti resi possibili anche grazie all’impegno profuso dagli organi sociali uscenti.

Osservando, nel corso dei mesi, le presenze delle chiese alla vita del Consiglio emergono discrepanze. Alcune chiese partecipano ai lavori solo raramente ed anche sotto il profilo della contribuzione non riescono a far fronte al loro impegno. Una situazione che, a lungo andare, impoverisce la ricca pluriformità del CCCM. Ci siamo chiesti -in spirito fraterno e solidale- se valesse la pena «gemellare» una chiesa frequentante con una che, per varie ragioni, de facto è assente. L’intrecciarsi di nuovi rapporti bilaterali -intesi soprattutto come rapporti di comunità che si conoscono e si stimano-potrebbe avere ricadute positive nel lavoro comune. Siamo convinti che certe situazioni si possono sbloccare sul piano dei rapporti personali se sono improntati a stima reciproca e desiderio di «portare il peso gli uni degli altri» (Galati 6,2).

Siamo convinti che il dialogo ecumenico è anche paradigma del più ampio e complesso dialogo interreligioso. Abbiamo avuto come CCCM un confronto assembleare con il coordinatore del Forum delle religioni a Milano don Giampiero Alberti, si tratterebbe di valutare se proseguire questo tipo di incontri anche su progettualità concrete: partecipare alla gestione degli spazi dell’Oasi presso Rho-Fiera o la nuova area interreligiosa in allestimento all’aeroporto della Malpensa, convegni su religioni nella città, etc….

Un’ulteriore considerazione riguarda l’aspetto delle esperienze di formazione, in particolare i viaggi. Dopo Ginevra e Roma ci sembrerebbe opportuno progettare un viaggio studio in una realtà ortodossa storica, preparandolo con cura e così completare un’esperienza ecumenica a tutto tondo sulla contemporaneità.

Lasciamo per ultimo il problema, tuttora insoluto, di impegnarci per valorizzare al meglio le possibilità offerteci dal nostro sito, ora con un nuovo dominio (consigliodellechiese.it) che ha bisogno tuttavia di essere continuamente alimentato. Esso è la nostra…finestra sul mondo, dalla quale passa la nostra interlocuzione con la società. La nostra passione condivisa per la testimonianza comune dell’evangelo arriva anche da lì e richiede le nostre mani, le nostre intelligenze, il nostro cuore per andare avanti.

In conclusione del nostro mandato vi salutiamo con l’immagine che ci consegna il libro degli Atti dopo la Pentecoste. Essa non è tanto un ritratto del passato quanto una meta che ci sta di fronte: «…ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere…» (Atti 2, 42).

Grazie di averci offerto questa possibilità di servizio nella fede comune, grazie anche al personale del Servizio per l’ecumenismo e il dialogo che ci ha consentito di risolvere puntualmente questioni pratiche e di buon funzionamento. Grazie a voi cari fratelli e sorelle per avere condiviso un anno di lavoro che speriamo abbia portato dei buoni frutti. La nostra avventura ecumenica continua in uno spirito di collaborazione e franchezza e anche di questo ringraziamo il Signore della Chiesa.

Giuseppe Platone, Ambrogio Makar, Francesco Castelli

Milano, 13 giugno 2017