Guardando all’anno che si apre ci sembra di individuare, riprendendo quanto  era stato illustrato nella nostra ultima relazione finale di Giugno letta in Assemblea, almeno quattro grandi direttrici sulle quali concentrare prevalentemente gli sforzi del nostro Consiglio che, non dimentichiamolo, ha già 15 anni di vita. Un percorso ecumenico, il nostro, spesso accidentato ma anche ricco di positive realizzazioni. Si tratta di uno spazio di libertà e di confronto nella piena franchezza, dove le chiese, in parità e reciprocità, possono imparare le une dalle altre in un esercizio critico costruttivo misurando progetti e riflessioni con il metro della Parola biblica e sviluppando una propria spiritualità interconfessionale. Le linee prioritarie alle quali oggi, in questa sede, pensiamo sono dunque queste :

  • La diaconia ecumenica
  • L’impegno del CCCM in vista dell’EXPO
  • Lo sviluppo di occasioni di scambio e conoscenza tra le diverse Chiese membro del CCCM
  • I giovani

Tali ambiti comportano un ampliamento dell’orizzonte del CCCM senza per questo distogliere energie e attenzione verso quelle che possono essere definite come le attività “ordinarie” del CCCM (SPUC, LEP, etc…). Tuttavia ci sembra importante interrogarci a partire dalle sollecitazioni che vengono da questo particolare tempo storico e dagli eventi che interesseranno Milano per capire quale contributo – a livello ecumenico – possiamo dare insieme nelle nostre diversità.

Proprio alcuni giorni or sono durante una celebrazione ecumenica nella cattedrale di Losanna, il pastore  Olav Tveit (segretario generale del WCC con sede a Ginevra) si esprimeva così:” il movimento ecumenico é un movimento di vita. Noi partecipiamo a un movimento  che guida le chiese  verso una comunione fraterna  nella quale ognuna  parteciperà al manifestarsi dell’opera divina.  E’ un movimento di grandi ambizioni  poiché si tratta di testimoniare insieme al mondo e nel mondo di partecipare alla trasformazione del mondo e della creazione.

Come CDP avvertiamo come la riconferma ricevuta in Giugno dai delegati delle diverse Chiese non sia semplicemente formale, ma ci impegni- così percepiamo il rinnovo del nostro incarico- con maggior responsabilità e slancio a perseguire e sviluppare aspetti che riteniamo di cruciale importanza. Ma tutto ciò non possiamo farlo da soli, possiamo farlo soltanto insieme dove ognuno ed ognuna assume il proprio carico di responsabilità. Qui nessuno è spettatore ma protagonista di un riflettere e di un agire condivisi. Maggiore condivisione nei compiti, significa anche che ogni ricambio, negli incarichi,  sarà meno traumatico. 

Diaconia Ecumenica: 

Tale tema, ci sembra, sollecita una riflessione più approfondita che riguarda il modo di porsi delle diverse Chiese di fronte alla questione della solidarietà verso i poveri, ma coinvolge molto anche il senso e le prospettive future dell’ecumenismo. In occasione  dell’incontro di Porto Alegre , avevamo pregato:”Signore, trasforma il mondo per la tua grazia” ma ora dobbiamo pregare  il Dio della vita di condurci sui sentieri della giustizia e della pace ( ci riferiamo alla prossima X Assemblea mondiale ecumenica di Busan in Corea del Sud). Il Signore è capace di trasformare il mondo guidando coloro che rispondono a questo grido di giustizia e di pace. 

Qualcuno potrebbe obiettare che tale questione rischia di spostare la prospettiva dell’ecumenismo da un piano più strettamente teologico/pastorale ad uno di carattere più propriamente sociale. Tuttavia ci sembra che le due cose non si pongano necessariamente in contraddizione o in alternativa ma vadano guardate nell’ottica suggerita da un grande padre della Chiesa, Gregorio Magno, il quale insisteva sulla necessità di non separare “Il sacramento dell’altare dal sacramento del fratello”. O se vogliamo un riferimento più vicino a noi :«Sul fondamento della nostra fede cristiana ci impegniamo per un Europa umana e sociale, in cui si facciano valere i diritti umani e i valori basilari della pace, della giustizia, della libertà, della tolleranza, della partecipazione e della solidarietà…dell’opzione per i poveri...» ( Charta Ocumenica, linee guida n.7,  Strasburgo 2001). Occorre cioè interrogarsi sul fatto che il tema dei poveri e dell’emarginazione in generale, sia spesso divenuto periferico nella riflessione e nella vita delle nostre Chiese, mentre oggi è necessario, come cristiani, ripartire dal mettere al centro le periferie e tutti coloro che sono o vengono percepiti come periferici, alla luce dello stesso insegnamento evangelico (Mt, 25). La questione è, insomma, chiederci se una certa stanchezza anche dell’ecumenismo non derivi da una riflessione spesso autocentrata, quando ai cristiani è chiesto oggi di rispondere alle domande e alle attese di tutte quelle folle “stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore” (Mt 9) presenti nelle nostre città e nelle tante periferie del mondo.  

In questo senso, sarebbe significativo pensare – coinvolgendo anche alcune delle commissioni – un incontro in cui sviluppare tale tema secondo le differenti sensibilità, dando a tale evento rilevanza pubblica in modo tale da dare un contributo ecumenico ad uno dei nodi sociali che la drammatica crisi in atto in Italia, ormai da troppo tempo, sta ponendo. Accanto, infatti, alle ricette economiche, servono risposte umane e spirituali capaci di rispondere al vuoto creato dalla crisi. In una società sempre più divisa, e fragile che si dibatte affannosamente in una esclusiva prospettiva economicistica, la voce dei cristiani ecumenicamente collegati può aiutare a ridare un orizzonte di senso in direzione di una più forte unità e solidarietà tra le persone che aiuti a guardare con più fiducia il futuro.

In questa prospettiva, sarebbe importante pensare a forme di diaconia, cioè di servizio, immaginando collaborazioni nell’aiuto concreto a persone o situazioni di difficoltà, coinvolgendo in tali iniziative membri delle diverse chiese e collaborando anche con iniziative laiche già esistenti non tanto in modo episodico quanto in modo organizzato e continuativo valorizzando anche la specificità ecumenica che ci caratterizza. In questo quadro, resta ancora aperta la richiesta dell’Opera Cardinal Ferrari di organizzare un pranzo “ecumenico” per le persone che frequentano il centro.

EXPO 2015: 

Si è in più occasioni sottolineato l’importanza di tale evento che rappresenta una occasione per il CCCM di incontrare uomini e donne provenienti da diversi paesi. 

Un’apposita commissione – coadiuvata da altre già esistenti – si occuperà di lavorare a predisporre un programma di iniziative comuni. Tuttavia è necessario il contributo di idee e proposte da parte di tutti. 

Ad esempio, sarebbe utile capire se le Chiese che sono espressione di paesi stranieri (Grecia, Russia, Romania, Bulgaria, Serbia, Etiopia, Eritrea, Egitto….) possano immaginare iniziative ecumeniche in accordo con i rispettivi paesi. 

Va, poi, pensata in anticipo la veglia di Pentecoste 2015, che dovrebbe coinvolgere tutta la zona di Milano e potrebbe essere connessa alla “festa delle genti” che raccoglie le comunità immigrate cattoliche, ma potrebbe essere pensata – in occasione dell’EXPO – come una grande manifestazione di tutte le comunità straniere presenti a Milano, magari utilizzando gli spazi per gli spettacoli predisposti nell’area expo (Water arena o il Teatro all’aperto).

Scambi tra Chiese:

L’anno scorso si è cercato nel possibile di favorire incontri e occasioni di scambio tra le diverse Chiese. Tale esperienza, a partire dalla Settimana per l’Unità alla veglia di Pentecoste, ha mostrato quanto conta vedere e fare esperienza dei luoghi dove si riuniscono e pregano le diverse comunità. Si tratta di scambi che vanno allargati alle comunità, non limitandoli solo ai membri del CCCM. Allo stesso modo, resta necessario e significativo immaginare che le sedute del CCCM possano svolgersi talvolta presso alcune delle comunità, seguendo il modello dell’ultimo incontro di giugno presso la Chiesa greca o quello che abbiamo avuto presso la Chiesa luterana.

Ugualmente è importante pensare, già fin d’ora, alle necessarie modalità per festeggiare la Pasqua insieme, data la coincidenza delle date nel 2014.

Giovani:

L’anno scorso ha segnato anche il riaprirsi di un discorso ecumenico tra i giovani. Inutile sottolineare l’importanza di questo aspetto, non solo per la difficoltà di tutte le Chiese a coinvolgere i più giovani, ma anche per la grande distanza che c’è tra le nuove generazioni e l’ecumenismo. La presenza in CCCM di un membro che proviene dal gruppo dei giovani ecumenici permette quest’anno di provare a sviluppare tale prospettiva principalmente lungo due direttrici:

  • Promuovere un incontro che raccolga i giovani appartenenti alle diverse Chiese  già impegnati nelle rispettive comunità.
  • Immaginare qualche iniziativa che porti il gruppo ecumenico dei giovani a parlare dell’ecumenismo ad altri giovani (tra queste iniziative rientra ovviamente anche la veglia per la SPUC). In questo contesto, si potrebbe pensare anche per i giovani forme di diakonia ecumenica.

Nel far ripartire la macchina ecumenica cittadina non dimentichiamo, infine, di valorizzare le possibilità offerteci dal nostro sito (www.consigliochiesemilano.org), ora ben strutturato, che ha bisogno di essere continuamente alimentato. Esso è specchio della nostra vivacità e della nostra interlocuzione con la società. Ma è pur sempre uno specchio. Esso può cadere e rompersi. Va maneggiato con cura, non solo per specchiarsi ma per riflettere la luce che ci colpisce e che possiamo indirizzare negli angoli bui della nostra società. Sapendo che la sorgente di questa Luce è altrove, noi possiamo- se ci sarà dato ancora una volta- essere solo un riflesso. Possa questa chiarezza esprimersi anche tra noi, senza reciproche subalternità, «mettendoci la faccia» ovvero mettendosi ogni chiesa in gioco sino in fondo, nella passione condivisa per la testimonianza all’evangelo del Cristo che richiede le nostre  gambe, le nostre mani, le nostre intelligenze e il nostro tempo per andare avanti.

Il Comitato di Presidenza

(Theophilaktos Vitsos, Giogio del Zanna, Giuseppe Platone)