Preghiera Ecumenica – Casa Circondariale di San Vittore

L’ARTE DELLA MISERICORDIA

Testimonianza:

Per me l’ingresso in carcere, l’unico della mia vita, ha rappresentato lo scollamento dalla

realtà   come l’ho sempre conosciuta.  Mi sono sentita perduta, ho provato un profondo senso

di solitudine, una sorta di pietrificazione. Il riavvicinamento alla fede, frequentare la chiesa

della sezione femminile e coloro che la animano, mi ha dato un senso di pace.

La fede ha generato una rinnovata fiducia in me stessa e negli altri. Mi ha aiutata a ricucire

la mia interiorità e a tessere rapporti umani solidali con le donne che condividono con me la

condizione detentiva.

Grazie anche al dialogo con chi, con grande entusiasmo e passione, entra a San Vittore per

ascoltare le nostre voci e portare le proprie dal mondo da  cui ora siamo sospese, ho

cominciato a ricostruire me stessa.

Fede è quindi sinonimo di una consapevole fiducia rispetto al futuro.

Valentina

Milano, 24.09.2016

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9 APRILE 2016 – SEZIONE FEMMINILE – C.C. SAN VITTORE

PAROLE DIETRO LE SBARRE

“Gesù risorto è sempre con noi”. Salve a tutti sono una donna e mi trovo detenuta a San Vittore. Come tutte le donne che sono qui ho la mia croce e questa croce la tocco con mano ogni giorno. È una croce abbastanza grande e pesante ed è composta dal reato che ho commesso, dal dolore arrecato ai miei genitori, dall’avere un figlio lontano, dalla consapevolezza sempre più forte di aver tradito me stessa. Questa croce viaggia insieme a me, non si può cancellare, ma va solo affrontata. Stando qui ho capito sulla mia pelle che proprio in un luogo di sofferenza come questo si può incontrare autenticamente Gesù. Ma non è un incontro facile, va coltivato, alimentato ogni giorno come una mamma che si prende cura del proprio bimbo. Ed è qui che ho capito cosa vuol dire credere, vuol dire semplicemente aver fiducia in un qualcosa che non possiamo vedere, ma sappiamo che c’è. Questo il messaggio di Maria Maddalena, scoperto ancora una volta fra le lacrime. In carcere è difficile sperare ancora in qualcosa, proprio perché tutti noi portiamo e a volte siamo schiacciati dalla nostra croce. Ma credere è possibile, anzi è una forza che ci fa andare avanti. E’ bello, è positivo credere che Gesù risorto ed è sempre con noi, sempre vuol dire sempre, cioè anche qui nelle nostre celle. E proprio questo ci dà la forza di sperare.

Dal salmo 51. “Pietà di me o Dio, nel tuo amore, nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalle mie colpe, dal mio peccato rendimi puro. Sì, le iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Ma tu gradisci la sincerità del mio intimo. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che è spezzato, cancella tutte le mie colpe”. Ecco la misericordia, la misericordia di Dio. Noi esseri umani siamo tutti peccatori, peccatori che con il perdono della misericordia diventiamo come cita papa Francesco “creature nuove, ricolme dello spirito e piene di gioia”. Siamo uomini e donne deboli, giunti qui per le nostre debolezze, per i nostri errori – piccoli o grandi – veri o presunti non importa. Qui anche noi portiamo la nostra croce. E allora alzo lo sguardo verso il cielo, alziamo tutti la mano, lui la prenderà e ci aiuterà a rialzarci, ci segnerà camminare di nuovo. Sarà come ricevere un grande abbraccio che raggiunge tutto e tutti oltre ogni confine del tempo e dello spazio, oltre ogni sbarra, oltre ogni cancello chiuso! Ed ecco nel momento in cui ti senti disarmata, debole, fragile, quando neppure le lacrime che daranno sollievo arriva lei, la misericordia, sotto forma di un gesto, di un sorriso, di un abbraccio, attraverso la preghiera invocata. Una preghiera che apre strade, porte, che oltrepassa i confini, che raggiunge ogni punto della terra e si eleva sino ai cieli dove le anime dei nostri morti intercedono per noi. Eccola dunque la redenzione, una pace che ci salva, che ci lava ogni pena, che fa bene agli altri per i quali noi preghiamo ma che ci fa bene e ci dona la carità divina anche a noi che abbiamo pregato per loro. Concludo con le parole del salmo 16 chiedendo “Proteggimi o Dio, in te mi rifugio. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Mi indicherà il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”.

Mi passa una vita a contare i secondi, custodi pigri di un tempo in cautelare custodia, un tempo che vesto perché la sua nudità mi mortifica, mi fa tremare di freddo e rannicchiare dalla vergogna. È un vivere obbligato che oggi mi riguarda. Spesso mi sento infelice per tutto quello che non ho fatto quando avevo abbastanza terra da correre davanti, infelice per non aver creduto o deriso il credere degli altri, per non essere stata abbastanza umile, per avere giurato, promesso e poi mancato. Infelice per non essere stata abbastanza viva, abbastanza libera ogni giorno. Il carcere ce lo portiamo dentro tutti. Eredità di quei geni prodotti da secoli di miseria spirituale, di incomunicabilità, di individualismo volto al benessere materiale, all’effimero. Spesso mi chiedo chi ne è davvero immune, chi davvero libero da questa dilagante cultura antisociale. Eppure quanta vita sento scorrere in questo luogo di dolore, dove ogni giorno Dio mi prepara al momento che mi vedrà pronta a riappropriarmi del significato della terra, dell’erba, del vento, della bellezza della vita, dell’umanità. Lo invoco quando ho paura, lo invoco quando mi sento afflitta, lo invoco quando desidero essere accolta. Lo invoco quando bisogno di perdono, pulizia, trasparenza, onestà. E lui mi vede… E sento di essere vista. “Viene di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte e dunque vieni sempre, Signore! Vieni il silenzio: noi non sappiamo più cosa dirci, e dunque vieni sempre, Signore! Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore! Vieni, figlio della pace: ma noi ignoriamo cosa sia la pace, e dunque vieni sempre, Signore! Vieni a consolarci: noi siamo sempre più tristi, e dunque vieni sempre, Signore! Noi siamo tutti lontani, smarriti, nè sappiamo chi siamo, cosa vogliamo. Vieni Signore, vieni sempre. ” (David Maria Turoldo poeta).