Il culto evangelico nella sua struttura corrisponde all’antica prassi delle prime comunità cristiane (le cui tracce sono tuttora visibili nelle liturgie di tutte le chiese), centrata sulla lettura e meditazione delle Scritture.
Se il culto ha per i valdesi come momento centrale la predicazione dell’Evangelo, appare evidente che la pietà cristiana non potrà accogliere riti, cerimonie e manifestazioni di carattere superstizioso quali si riscontrano spesso nella cosiddetta religiosità naturale.
Analogamente, se debbono considerarsi fondamentali ed esclusivi per la fede cristiana solo la persona e l’opera di Gesù Cristo e il Suo sacrificio salvifico, ne deriverà il rifiuto di ogni forma di venerazione per Maria ed i santi; e se i sacramenti del battesimo e dell’eucarestia (i due soli istituiti direttamente da Cristo) sono segni della Grazia divina e non mezzi per ottenerla, ne deriverà il fatto che la chiesa non ha dei sacerdoti – ovvero persone rivestite di particolare potere sul sacro, come l’etimologia della parola sta a testimoniare – ma che tutti i credenti hanno eguale responsabilità nella predicazione e nella testimonianza (“sacerdozio universale”).
Anche la comunità cristiana viene vista come incontro e comunione dei credenti più che come organizzazione strutturata gerarchicamente, con un’impostazione di vita che risponde a una sensibilità di tipo democratico e non clericale.
La predicazione della Parola di Dio è come detto il centro e la base di ogni liturgia di culto. Semplicità e sobrietà sono tratti distintivi del culto evangelico, che non necessita di luoghi o tempi particolari.
Anche la funzione del predicatore/predicatrice (di solito pastore/a) che presiede l’assemblea non ha alcun carattere sacro: la sua funzione è distinta non tanto per questioni di principio ma soprattutto per ragioni pratiche, in quanto la comunità stessa riconosce in tale persona particolari competenze in materie bibliche nonché la maturità nella fede.
La struttura del culto, basata sull’alternarsi delle letture bibliche, del canto e delle preghiere può essere suddivisa in queste sezioni:
– l’apertura
– la confessione del peccato
– la lettura della Bibbia
– la predicazione
– la confessione di fede
– la preghiera d’intercessione
– la chiusura con la benedizione finale.
La Cena del Signore è celebrata solo in alcune occasioni, di solito è la comunità stessa che lo decide: di regola è quindicinale. L’anno liturgico dei valdesi è in larga parte identico a quello di tutta l’ecumene cristiana, con particolare attenzione ai momenti di Pasqua, Natale, Pentecoste.
Come tutti gli evangelici anche i valdesi festeggiano, nella domenica dell’anno liturgico più vicina al 31 ottobre (data di affissione delle 95 tesi di Lutero alla porta della cattedrale di Wittenberg, considerate – anche se non del tutto correttamente – il primo “manifesto” della Riforma protestante) la “Festa della Riforma”.
Una ricorrenza particolare e specifica per i valdesi è quella del “XVII febbraio”, data in cui si ricorda la concessione dei diritti civili da parte di Carlo Alberto a valdesi ed ebrei, che viene oggi chiamata festa della libertà ed estesa, almeno nelle intenzioni, a tutte le minoranze religiose.