La visita del Patriarca presentata in un dialogo sulla libertà religiosa tra l'Arcivescovo, il ministro Mauro, il presidente della Regione Maroni, il presidente della Provincia Podestà e il sindaco Pisapia

di Stefania CECCHETTI

Milano crocevia di popoli. Milano terra del dialogo. Milano custode del principio della libertà religiosa. Tutti questi significati racchiude la celebrazione dei 1700 anni dall’Editto di Costantino, che avrà come momento culminante la visita del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, a Milano dal 14 al 16 maggio.

A dialogare su questi temi, in occasione della presentazione della visita, il cardinale Angelo Scola ha invitato questa mattina in Curia il ministro della Difesa Mario Mauro, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il presidente della Provincia Guido Podestà e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Sono inoltre intervenuti il Vicario episcopale per i grandi eventi monsignor Erminio De Scalzi, l’archimandrita Teofilatto Vitsos e il Vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione sociale monsignor Luca Bressan.

«Milano è una metropoli consapevole del travaglio di transizione di questo passaggio di millennio – ha detto l’Arcivescovo -. La nostra città è in cerca di una nuova fisionomia ed è inevitabile che il futuro sia segnato dai temi dell’interculturalità e dell’interreligiosità». «Il processo del meticciamento che è in atto non è uno spazio di confusione tra le religioni – ha poi aggiunto -, ma va visto nell’ottica del rispetto delle peculiarità di ciascuno, sancita dal Concilio Vaticano II». La sfida, per la Chiesa, è «trovare la strada di posizionarsi propositivamente, con la propria faccia, in questa società plurale».

E a proposito del dialogo tra confessioni cristiane l’Arcivescovo ha ulteriormente sottolineato: «Da oltre cento anni la Chiesa ha intrapreso il cammino dell’ecumenismo, che, con i tempi che ci vorranno, porterà a una effettiva riunificazione». Il percorso è accidentato, soprattutto a causa delle ferite che sono state imposte alla libertà religiosa, ma il risultato è possibile. In questo senso è significativo che la lectio magistralis a due voci che il cardinale Scola terrà insieme a Bartolomeo I, mercoledì 15 maggio a Palazzo Reale, sarà moderata dal pastore battista Martin Ibarra.

La visita di Bartolomeo I ha dunque un profondo significato religioso, ma sarà anche un evento civico. Le celebrazioni costantiniane, e in particolare la visita di Bartolomeo I, sono, secondo Guido Podestà, «l’ennesima conferma della vocazione di Milano al dialogo, dopo la straordinaria partecipazione delle famiglie all’incontro con Benedetto XVI lo scorso anno».

Il presidente della Regione Maroni ha sottolineato l’importanza del tema dell’integrazione per la Lombardia, che può e deve raccogliere la sfida della convivenza: «È giusto che ognuno abbia la possibilità di professare la propria religione e di vivere la propria cultura – ha detto -, ma la vera integrazione c’è solo se  si rispettano le tradizioni culturali e religiose di un territorio, che nel nostro caso sono le radici cristiane». In questo senso Maroni ha anche aperto alla possibilità di costruire una moschea a Milano: «Non spetta a me concedere l’autorizzazione, ma nel rispetto delle regole tutto si può fare».

Sul tema è intervenuto anche l’Arcivescovo, ricordando che «il principio della libertà religiosa non può non spingersi fino alla possibilità di realizzare luoghi di culto, altrimenti rimane solo un’astrazione». Scola ha tuttavia precisato anche come la richiesta di questi spazi debba essere subordinata alla effettiva necessità: «Alle spalle ci deve essere un popolo che lo chiede: il luogo di culto deve essere espressione di una comunità reale, che si faccia anche carico delle spese».

Anche il sindaco Pisapia ha sottolineato l’importanza della concretezza: «Non si può affermare la libertà di preghiera senza mettere a disposizione luoghi perché essa venga professata», ha detto, ricordando come molte comunità religiose presenti a Milano abbiano già i loro luoghi di ritrovo e di culto, sulla cui regolamentazione le istituzioni hanno il compito di vigilare.

Mario Mauro – presente in qualità di ministro della Difesa, ma anche per la sua propensione personale verso i temi del dialogo (come parlamentare europeo, dal 2009 al 2011 è stato rappresentante personale della presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia e discriminazione) – ha ricordato che «la libertà religiosa è la cartina al tornasole di tutte le altre libertà. Ecco perché tutte le dittature temono e contrastano le religioni». Una frase, questa, pronunciata da Giovanni Paolo II il quale, «con il suo coraggioso atto di penitenza ha ribadito la necessità che la Chiesa contrasti con tutti i mezzi l’uso della religione a scopo politico e di potere».