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I romeni esprimono da sempre la loro coscienza daco-romana e affermano, anche attraverso personalità di rilievo, che “Roma è la nostra sorgente”. La stessa Colonna di Traiano viene considerata il loro certificato di nascita in pietra.

Nella prima metà del XX secolo, mentre alcuni rappresentanti dell’intellighenzia romena si stabiliscono a Parigi, altri vengono a Roma e in Italia. Dopo la seconda guerra mondiale, in Italia trovano rifugio diversi rappresentanti della cultura romena, i quali svolgono una notevole attività presso lettorati o cattedre di lingua romena. Dagli anni ’60 cominciano a venire donne romene sposate a italiani. A seguito dei cambiamenti politici del dicembre 1989, della lenta soluzione dei gravi problemi sociali ed economici e dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea il 1 gennaio 2007 moltissimi romeni emigrano. In Italia nel 2007 si trovano circa un milione di romeni.

A livello religioso, la prima chiesa romena si apre a Roma, verso la metà de XX secolo, per i fedeli greco-cattolici, chiamati anche cattolici di rito orientale romeno o uniati. La prima parrocchia per romeni ortodossi si è costituita, sempre a Roma, con padre Gheorghe Tilea, presso la chiesa di san Sebastiano, nel dicembre 1941, ma nel 1942 cessa la sua attività.
La prima parrocchia romena ancora esistente si organizza nel 1975 da fedeli di Milano con a capo il prof. George Trancu, allora docente all’ISPI, attorno al sacerdote Traian Valdman, venuto per studi di specializzazione all’Università Cattolica. Grazie all’attività pastorale del parroco romeno di Milano negli anni ‘70 si costituiscono le parrocchie di Torino, Firenze e Bari e negli anni ’80 quelle di Ancona e di Reggio Emilia poi trasferita a Bologna, con propri parroci romeni.
Dopo il 1990 il numero dei romeni in Italia cresce continuamente e al loro servizio sono state costituite altre parrocchie, oggi 70, oltre a quelle di altre chiese ortodosse.

Nell’anno 1989 le parrocchie esistenti vengono riunite nel Decanato d’Italia, mentre nel 1994 tale unità ecclesiale viene elevata alla dignità di vicariato. Nel 1998 alla guida della Metropolia Ortodossa Romena dell’Europa Occidentale e Meridionale viene eletto S. Em. Arcivescovo e Metropolita Iosif Pop. Nel 2001 il Vicariato Ortodosso Romeno d’Italia viene organizzato in due decanati: il Decanato dell’Italia del Nord con sede a Milano e il Decanato dell’Italia Centrale e Meridionale con sede a Roma. Fa parte integrante della Metropolia  guidata dal Metropolita di Parigi, il cui nome viene nominato alle celebrazioni liturgiche. Nel 2004 al Vescovo Vicario Siluan Span è incaricato con la pastorale per il Vicariato Romeno d’Italia. Nel 2007 è stata presa la decisione dell’erezione della Diocesi ortodossa romena per l’Italia.
Le comunità romene sono abbastanza aperte ecumenicamente. Alcuni loro sacerdoti insegnano in Istituti di studi ecumenici, Facoltà di teologia cattolica, Seminari; partecipano alla Settimana di formazione ecumenica del Segretariato Attività Ecumeniche. Sono presenti ai raduni nazionali della Chiesa Cattolica Italiana, partecipano a incontri organizzati dalle Chiese in Italia, come quello di Perugia sul tema Padre nostro e quello di Viterbo sulle Beatitudini, e, nella misura del possibile, portano il loro contributo alle traduzioni interconfessionali di libri biblici. Il  parroco romeno di Milano si annovera tra i fondatori del locale Consiglio delle Chiese, mentre quelli di Torino, Monza, Verona, Padova, Firenze, Roma, Ancona e Bari sono portatori della voce della Chiesa ortodossa negli incontri ecumenici locali.
Ogni parrocchia svolge attività nella provincia o nella regione in cui si trova. Il Patriarcato Romeno considera che soltanto i sacerdoti da esso canonicamente nominati possono accordare assistenza spirituale ai fedeli ortodossi di lingua romena e rappresentare la Chiesa Ortodossa Romena di fronte alle autorità locali e a incontri ecumenici.

I membri delle comunità parrocchiali sono eterogenei: operai, domestiche, infermieri, insegnanti, medici, ingegneri, in maggioranza alla prima generazione in Italia. Molte sono le famiglie giovani, fatto che spiega l’elevato numero di battesimi. Non pochi sono i problemi di assistenza sociale, ai quali le comunità devono far fronte.
I luoghi di culto in cui si riuniscono i membri di queste comunità sono messi a disposizione esclusiva o temporanea dalle diocesi italiane cattoliche.
La lingua liturgica e della predicazione è il romeno parlato, ma anche l’italiano. I cristiani non ortodossi che assistono alla celebrazione della Divina Liturgia possono ricevere pane benedetto, ma non la comunione eucaristica.