Relazione programmatica

 

Quello intercorso fra la votazione di giugno per il nuovo Comitato di Presidenza e la prima assemblea di oggi, è stato un periodo pieno di fatti tragici che interpellano costantemente la nostra coscienza, come cristiani ma anche semplicemente come uomini e donne che cercano di “farsi prossimo” di chi soffre, condividendo con empatia la sorte di tante vittime di violenza e arroganza, bersagli innocenti e scudi umani, trattati senza dignità, cacciati dalla loro terra e dalle loro case, sgozzati o fucilati, perseguitati per la loro fede, sorelle e fratelli cristiani, ma non solo. Come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto  – e come ricordava il settimanale Riforma di qualche tempo fa – “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui”.

E allora abbiamo pensato che proprio fra di noi ci sono “membra” che soffrono.

C’è la Chiesa Copta d’Egitto, che nel nostro territorio è articolata e numerosa e vede la presenza di un suo vescovo.

Ci sono le Chiese ortodosse d’Etiopia e Eritrea, che in patria non trovano pace e esportano migranti e profughi. 

C’è la Chiesa Ortodossa Russa d’Ucraina, che vive le tensioni fra Mosca e Kiev.

 

Se poi spingiamo lo sguardo indietro nella storia, la maggior parte delle Chiese presenti in Consiglio presentano ferite sul proprio corpo ecclesiale, dovute a guerre di religione, persecuzioni, martirio per la fede. Mi limito a citare il caso della Chiesa apostolica armena che l’anno prossimo ricorderà il centenario del genocidio del 1915.

Ondate di persone, uomini-donne-bambini, arrivano a Milano, magari diretti altrove, portando con sé grumi di dolore e profumo di speranza.

Che dicono, che fanno le Chiese Cristiane? C’è l’emergenza da affrontare, e tanto si fa a questo livello: ma come ci lasciamo interpellare dalla realtà?

Per tutto ciò, vorremmo non dimenticare, pur senza cadere nella trappola della rappresaglia ideologica e del rancore. Prendendo con decisione le distanze dal male, compatendo i malvagi e pregando che i cuori di pietra vengano trasformati in cuori di carne. Pace-giustizia-perdono vanno veramente coniugati insieme, anche se ci rendiamo conto che riusciamo solo a balbettare queste cose.

Ma questo appena trascorso è stato anche un periodo di novità e di speranze sul piano ecumenico e interreligioso. 

Il 27 luglio scorso ho incontrato – insieme ad alcuni altri membri del Consiglio – la Commissione mista Luterano-Cattolica che questa estate si riuniva al monastero di Bose per proseguire il lavoro di  approfondimento e di riconciliazione fra le due Chiese (e di questo parlerò brevemente dopo). 

Sempre questa estate c’è stata la visita privata del vescovo di Roma, Francesco, al suo amico pastore pentecostale Traettino, con modalità di grande rilievo, dall’uso del termine “fratello” al riconoscimento della dignità di Chiesa. La variegata realtà pentecostale è presente anche a Milano e una nuova attenzione andrebbe dedicata anche a loro.

Va poi ricordata la novità del messaggio di papa Francesco al Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste a Torre Pellice, pur senza tacere qualche riserva espressa a proposito del riferimento alla “intercessione mariana” per il buon successo dell’assise.

Contemporaneamente proseguono iniziative in vista del Sinodo PanOrtodosso del 2016,  così come va avanti la preparazione per una commemorazione comune della Riforma nel 2017. Questi eventi ci vedranno attenti e partecipi.

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Ma veniamo al programma che questo Comitato di Presidenza sottopone alla vostra attenzione e alla vostra benevolenza.

1) Parte del nostro programma è già iscritto dagli eventi previsti, che divideremmo in eventi diciamo così “tradizionali” (fra cui possiamo elencare: il messaggio di Natale,  la Giornata di riflessione ebraico-cristiana, la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani in gennaio, e poi la Giornata del creato e  le visite alle carceri); e eventi “straordinari” (fra i quali si impone l’Expo dal 1° maggio al 31 ottobre 2015, e all’interno di quel periodo la Decade di Spiritualità fra l’Ascensione e Pentecoste).

A questo proposito – e visto che c’è una commissione ad hoc che lavora al tema – mi limito a evidenziare quanto si è già detto altre volte: l’Expo 2015 di Milano è una Esposizione Universale che ha come tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.  Il sito ufficiale, nonostante gli sforzi grafici e gli artifici linguistici, mi sembra povero dal punto di vista dei contenuti. 

A noi forse si richiede di dire qualcosa, porre domande, fornire direzioni di senso, e denunciare – perché no? – le “cattive pratiche” che hanno sfiorato l’evento e alcuni suoi protagonisti. Sarebbe importante elaborare una “Lettera aperta” alla città che è in attesa e che vive aspettative, ma non dimenticando altre parti della città che rischiano di essere mero contorno o addirittura spettatori muti, anche se portatori di problemi e speranze. 

2) C’è poi una parte del programma che vogliamo sottolineare con particolare vigore, perché secondo noi costituisce un po’ il “cuore” del nostro stare insieme e lavorare allo scopo – che è di tendere all’unità nella diversità, che sia però una diversità “riconciliata”.

Questo significa che vorremmo moltiplicare le occasioni di conoscenza reciproca. Fra di noi c’è sempre qualcuno che parte, qualcuno che arriva, qualcuno che attende di entrare, qualcuno che fa fatica a partecipare. Vorremmo trovare tempi e modalità per stare accanto a ciascuno, vorremmo che qui in assemblea risuonassero problemi e speranze, attività e stanchezze. 

La partecipazione ai lavori del Consiglio (e anche delle commissioni) è forse segnata da una certa ripetitività e da un certo pragmatismo attorno alle cose “da fare”. Dovremmo forse riflettere tutti insieme su episodi ripetuti di disaffezione e, magari, di disagio che possono essersi registrati. 

Pensiamo a qualche rimedio, magari piccolo, che possa però avviarci nella giusta direzione, che è quella della visita e dell’ospitalità reciproca.  Si potrebbe pensare (e qui esprimo un’idea assolutamente personale) a un gruppetto di “visitatori” – magari composto prevalentemente da laici , non vincolati cioé da celebrazioni di culto domenicali e festive – che renda presente la realtà del Consiglio nelle diverse comunità. 

Per quanto riguarda l’assemblea mensile, poi, la preghiera iniziale potrebbe essere accompagnata da una brevissima (5 minuti) presentazione /comunicazione da parte della Chiesa che cura quel momento della nostra riunione; si potrebbe così conoscere qualcosa di più della vita e del modo di essere di ciascuna Chiesa.

Proponiamo di confermare la prassi attuale che prevede che almeno due o tre volte l’anno (per esempio a Natale, Pasqua e fine anno)  l’Assemblea mensile si svolga in un’altra sede rispetto a questa della Claudiana (che sentiamo un po’ come “casa nostra”, ormai; e ringraziamo per la assidua disponibilità). In quelle occasioni, come si è fatto altre volte, si può prevedere un momento conviviale per facilitare anche i rapporti interpersonali.

In quest’ambito di maggiore conoscenza reciproca rientrano ovviamente anche tutte le informazioni e i racconti di iniziative particolari o rapporti bilaterali che si vorranno riversare in Assemblea, e che certamente arricchiscono la trama della vita del Consiglio. 

E qui citerei anche i rapporti con il Forum delle Religioni, che intratteniamo da anni, non tanto come Consiglio, ma come singole Chiese che desiderano impegnarsi su quel versante. E’ una buona scuola di dialogo e conoscenza reciproca, una opportunità, ma è ovvio anche che possono esserci difficoltà, comprensibili, da parte di alcune Chiese ad avere rapporti con altre religioni, dati i momenti difficili e conflittuali che tutti conosciamo.

3) C’è inoltre l’attività delle Commissioni e dei gruppi di lavoro, che costituisce la nervatura del Consiglio delle Chiese Cristiane, perché è in esse che si portano e si confrontano proposte e idee, le quali possono poi approdare in Assemblea con una almeno iniziale compiutezza e ponderazione. 

Le Commissioni “verso Expo”, Jpic, Pastorale, Liturgia e informazione dovranno avere uno spazio adeguato all’interno del tempo di due ore della durata di ciascuna Assemblea mensile, magari spostando le loro relazioni verso l’inizio della riunione. Non mi dilungo sui vari argomenti di pertinenza di quelle commissioni, perché certamente nelle loro relazioni troveremo ricco materiale su cui conforntarci e decidere. 

4) Ma occorre anche non ripiegarsi su noi stessi, occorre guardare fuori, guardarsi attorno, vicino e lontano, per capire cosa sta succedendo nella nostra città e nel mondo. E qui si pongono due temi:

– uno, diciamo così, più pratico, che va da uno stimolo nuovo al progetto “Diaconia Ecumenica”, al possibile e auspicabile allargamento della iniziativa “Gallo Verde” alle diverse Chiese del Consiglio che desidereranno cimentarsi su questo versante;

– l’altro, diciamo così, più culturale (senza che la parola ci intimorisca), e riguarda il rilancio creativo della LEP, quella Lettura Ecumenica della Parola che tanto ha caratterizzato l’attività del Consiglio negli anni scorsi agli occhi di un pubblico, magari non sterminato, ma fedele e serio nella sua ricerca.

Se ne è parlato e se ne parlerà in Commissione Pastorale, ma una indicazione è bene che venga anche dall’Assemblea. Per parte nostra, anche considerando il momento storico che stiamo vivendo, vorremmo proporre una ripresa del progetto già immaginato, ma forse non compiutamente sviluppato, di un Annuncio Kerygmatico oggi nella nostra città: come annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, le Beatitudini, la Resurrezione e la Salvezza in una metropoli plurale?

5) E poi c’è il grande discorso del metodo dell’ecumenismo spirituale che non dobbiamo stancarci di proporre a noi stessi prima ancora che a un pubblico più vasto. In quest’ottica sarebbe bello e opportuno rileggere la Charta Oecumenica e gli impegni che propone (e che noi stessi abbiamo ribadito, sottoscrivendola nel 2007). Attraverso questa lente sarebbe importante guardare alle novità che vengono e che verranno dal mondo ortodosso, così come attraverso di essa si potrà capire anche il senso di un documento innovativo come quello luterano-cattolico “Dal Conflitto alla Comunione” elaborato per una commemorazione comune della Riforma e che contiene dieci “imperativi ecumenici”. 

Un discorso sul metodo non deve apparire astratto – come avrò modo di spiegare meglio nella breve relazione sull’incontro di fine luglio – ma deve entrare a far parte del nostro stesso impegno ecumenico.

In questa prospettiva potremmo immaginare – magari non sovrapponendolo all’Expo – di effettuare un viaggio breve ma intenso a Ginevra, a fare visita al Consiglio Mondiale delle Chiese, certamente per portare la nostra piccola e umile testimonianza, ma soprattutto per respirare aria di speranza al di là delle difficoltà. 

Queste sono le proposte e le riflessioni che affidiamo a tutti voi, delegati delle Chiese-membro del CCCM. Vi ringraziamo sin d’ora per la vostra collaborazione, in spirito di amicizia e fraternità.