Dal 14 giugno al 6 giugno 2006

Presidente: Gioachino Pistone Chiesa Valdese
Vicepresidente: Padre Dimitri Fantini Chiesa Ortodossa Russa
Segretaria: Federica Frattini Chiesa Cattolica

Relazione finale

Care sorelle e cari fratelli nel Signore
Con la riunione di oggi si conclude il nostro anno di attività come CCCM ed anche il mandato dell’attuale consiglio di presidenza; i cui componenti non sono più rieleggibili.
Desidero innanzi tutto ringraziare tutte e tutti voi per l’intensità e , potrei dire, la qualità della vostra partecipazione alle riunioni ed al lavoro del Consìglio.
Sono passati otto anni da quando abbiamo iniziato questa esperienza e lo spirito con cui conduciamo ogni riunione è sempre quello fiducioso e pieno di speranza che avevamo agli inizi. Credo anzi che, con il procedere della conoscenza reciproca e della collaborazione, la volontà di testimoniare l’Evangelo in questa città come parti dell’unica Chiesa del Signore si sia approfondita e divenuta più salda (anche se intiera permane la nostra debolezza.) Grazie per il sostegno che avete dato anche al nostro lavoro come consiglio di presidenza. E voglio anche ringraziare Federica e padre Dinùtri. Assieme abbiamo collaborato in uno spirito di vera amicizia fraterna- E grazie della comprensione e della disponibilità che hanno avuto nei miei confronti. Quanto segue non sarà tanto il rapporto su quanto accaduto nello scorso, quanto l’indicazione dei problemi aperti, alla luce di quanto l’anno scorso abbiamo vissuto insieme. Proprio l’apparente "normalità" dell’anno di attività che abbiamo trascorso, mi spinge a sottolineare il valore di quanto abbiamo vissuto durante quest’anno. Ogni volta in cui ci siamo ritrovati con il "popolo ecumenico" di Milano, ogni volta che abbiamo incontrato "parti" di questa nostra città, abbiamo (credo di poter davvero usare il plurale) sentito tutto il senso della nostra vocazione ad "essere insieme" : un grande dono e un grande impegno a cui siamo chiamati a dare tutte le nostre forze.
Direi che il senso profondo di questo anno possa essere proprio questo abbiamo contribuito ad "allargare le tende" del dialogo ecumenico, abbiamo lavorato affinchè questo nostro stare insieme divenga realtà vissuta quotidianamente dalle nostre chiese, che è una delle ragioni di fondo per cui siamo qui. Certo il livello di conoscenza reciproca è ancora insufficiente penso soprattutto alla conoscenza delle chiese antico-orientali da parte delle chiese dell’Occidènte. Ci sono difficoltà, in primo luogo quella linguistiche, ma occorrerà essere capaci di trovare il modo di superarle, ed anche di coinvolgere di più queste chiese nel dialogo e nel lavoro del Consiglio.
E’ mancato anche lò’-spazio per dei momenti di confronto reciproco su questioni più generali, per esempio il problema, grandemente sentito dalle chiese,dì minoranza in questo Paese, della, laicità dello Stato. E’ un’problema la cui importanza non è diminuita con il tempo, anzi è sempre più grande, ma ovviamente ce ne sono anche altri. Questo anno termina con questa questione aperta, credo, perché la necessità di un dibattito di questo tipo non si era posta prima. La franchezza reciproca è uno dei fondamenti di ogni dialogo che voglia dirsi tale, assieme al riconoscere l’altro per come egli stesso si comprende. Alla luce di questo credo che il CCCM debba riuscire ad aprire momenti di confronto franco ed aperto su alcune grandi questioni attuali.
E rimane aperta anche la questione della operatività del Consiglio, che sicuramente deriva dal fatto che tutte le persone che lo compongono sono già super impegnate. Un esempio: il ritardo nella preparazione del libretto di presentazione delle chiese   (in cui assumo la mia parte di responsabilità), ma se ne potrebbero fare altri.
Si tratta di un problema direi strutturale abbiamo detto che non vogliamo essere l’ennesimo soggetto organizzatore di incontri di tipo religioso in questa città, che dobbiamo essere invece il lievito nella pasta, quelli che sanno mobilitare altre forze ed energie per organizzare e per fare, il nostro ruolo deve essere quello della proposta e del coinvolgimento. Certo, ma è un ruolo che richiede più e non meno impegno. D’altra parte è.il nostro ruolo, o meglio la nostra vocazione. Ad essa e di essa dobbiamo rispondere.
Sono attualmente in fase di stallo altri due progetti che abbiamo messo quest’anno in cantiere: la ristampa della Charta Oecumenica con il materiale di lavoro preparato da Federica, e la proposta agli operatori del settore ospedaliere del libro su Salute e Salvezza. Al contempo si apre una nuova, e credo importante, anche come esigenza di impegno concreto, possibilità di testimonianza ecumenica: lo spazio e il tempo da gestire nella nuova Fiera di Milano. Questo spazio dovrebbe essere dedicato non solo ad una presenza ecumenica, ma anche inter-religiosa. Il che renderà necessario stabilire contatti con realtà religiose non cristiane. E questo ci porta ad un’altra questione aperta: quella della presenza del Consiglio nel dialogo tra le religioni e le culture che esiste a Milano. E’ stato inaugurato a marzo il Forum delle Religioni a Milano, di cui fanno parte molte ma non tutte le chiese presenti nel Consiglio. E’ pensabile oggi, condurre avanti un dialogo ecumenico intra-cristiano senza tener conto della necessità di porsi in dialogo anche con le altre religioni e la altre culture? E non potrebbe il Consiglio, in quanto tale, avere un ruolo da svolgere, una proposta da fare?
Abbiamo partecipato in prima persona lo scorso anno alla manifestazione inter-religiosa organizzata dalla Comunità di Sant’Angelo, credo con profitto e soddisfazione di tutte le realtà coinvolte. Potrebbe essere un inizio.
Vorrei segnalare che, dopo due incontri con il Consiglio delle Chiese di Venezia, non si è andati avanti su questa strada. Intanto, in giro per l’Italia, sono nate altre iniziative di questo tipo. E qui mi permetto, come membro di questo consiglio, un suggerimento: perché non allacciare dei contatti per conoscere altre realtà simili negli intenti, e scambiarci le esperienze reciproche? Quest’anno, come vostro presidente, ho potuto partecipare all’incontro nazionale dei delegati diocesani cattolici all’ecumenismo e al dialogo. E’ stata una esperienza interessante, forse anche fruttuosa, perché in quella sede è nata la proposta di celebrare ecumenicamente in tutta Italia la Giornata del Creato. Spero che prosegua (ovviamente non dipende da noi), è comunque stato un segnale, credo importante, di attenzione per la nostra esperienza. Così come lo è stato l’invito a partecipare alla Convocazione annuale di RnS a Rimini. E’ stata una esperienza di grande interesse e anche di grande valóre spirituale, penso ai messaggi rivolti ai presenti da mons. CoccopalmeriO e dal past. Ibarra-e al mimo di ispirazione paolina proposto dai giovani della Chiesa Avventista del Settimo Giorno e commentato dal past. Mosca. Abbiamo potuto comunicare ai circa 20000 presenti (di cui 600 preti, cattolici) che a Milano esiste questa iniziativa; credo che diffìcilmente buona parte di questi fratelli e di queste sorelle nella fede sarebbero venute a conoscerei se non avessimo avuto questa occasione. Chissà che un seme non possa germogliare-Tra le iniziative importanti avviate in questo anno non può mancare’ il’nostro metterci, almeno spiritualmente, in cammino verso Sibiu con la prospettiva di arrivare alla-fìrma da parte delle nostre Chiese della Charta Oecumenica durante lo svolgimento di Osare la Pace per Fede 2. Era stata avanzata l’ipotesi, accolta favorevolmente dal Consiglio, di metterci, per questa occasione, in contatto con altre chiese presenti a livello regionale, per promuovere una iniziativa comune, oltre a quanto ci siamo già impegnati a promuovere, come è scritto nel volantino che abbiamo appena fatto stampare.
Quest’anno abbiamo anche partecipato ufficialmente come Consiglio alla celebrazione in memoria del genocidio del popolo Armeno. Purtroppo la coincidenza con l’iniziativa di Rns, di cui sopra, ha impedito la partecipazione di alcunie tra noi e anche la possibilità di decidere di promuovere una manifestazione pubblica sull’argomento, come Consiglio. E’ rimasta ferma anche la proposta di ricordare l’eccidio direligiosi e civili etiopi avvenuto a Debra Lybanos ad opera delle truppe italiane durante l’occupazione fascista. Recentemente i giornali hanno dato spazio alla notizia di un altro massacro operato dalle truppe italiane durante quel tragico periodo. Rimane dunque un argomento attuale, da cui, ricordiamolo, nessuno ha mai preso le distanze, nessuno ha mai riconosciuto- delle colpe. Noi abbiamo la possibilità di avviare un percorso di riconciliazione grazie alla presenza della Chiesa Ortodossa Etiope tra noi.
Abbiamo anche recentemente riaperto il capitolo "viaggi" riconoscendo il valore dal punto di vista ecumenico di questa proposta, come momento di incontro e di scambio, ma anche come possibilità di crescita nella comunione fraterna.
Il nostro percorso su quanto è stato fatto. Fanno scorso e su quanto è ancora aperto credo possa terminare qui.                                                               
Oggi si usa V’ espressione "diversità riconciliata" o "unità nella diversità" per riassumere.in breve gli obiettivi principali a cui tende il dialogo ecumenico. E’ quanto noi, ogni sera in cui ci ritroviamo, possiamo vivere, una anticipazione, un piccolo assaggio, se volete, di ciò per cui l’ Evangelo ci chiama ad impegnare le nostre forze, le nostre energie. Questa, io credo è la vocazione, che ci viene rivolta, chiese, grandi e piccole, e singole persone, questa è la grande prospettiva che ci si apre davanti e a cui dobbiamo avere il coraggio e la volontà di’rivolgere lo sguardo.
E in questo grande affresco, lasciatemelo dire ora che l’incarico che mi è stato affidato è giunto al termine, in un angolo, in un posto non più grande di tanto, c’è anche questa piccola impresa che è il CCCM. In questa città, così complessa, spesso così apparentemente lontana dalla fede, in cui talora affiora la volontà di escludere l’altro , il diverso, semplicemente perché tale, perché è meno faticoso avere a che fare con tante persone tutte uguali a me (la diversità è un grande dono, ma è anche un impegno, esattamente come la libertà); ebbene in questa città il nostro Consiglio, senza pretendere di aver nulla da insegnare, si pone come una spazio in cui ia diversità è veramente vissuta come un dono e una possibilità. Le diverse tradizioni confessionali si esprimono e si confrontano, pur con molti limiti e una ancora insufficiente capacità di influire sulla realtà più ampia, in uno spirito di amicizia e di fraternità. Persino quando si litiga, e perché non dovrebbe succedere?, la volontà di continuare a testimoniare che il dialogo è possibile, anzi fondamentale per la testimonianza cristiana, rimane.
E il dissenso superato nel confronto diviene una ragione in più di arricchimento.
Come non considerare dunque questa possibilità di incontro, di scambio e di collaborazione come un dono dello Spirito? E lo dico davvero "con timore e tremore" perché vuoi dire che la responsabilità che abbiamo è grande, che non c’è più spazio per le incertezze, che bisogna spendere se stessi, fino in fondo per accogliere l’intera portata di questo dono. E vorrei citare’ in conclusióne la lettera che il Card. Dionigi Tettamanzi ha inviato al CCCM il 1 gennaio di quest’anno, per comunicare l’adesione definitiva della Chiesa Cattolica Ambrosiana a questo Consiglio'(anche questo è ,ùn avvenimento, e non da poco): "Proprio la sua apparente debolezza dal punto di’vista istituzionale lo rende piccolo ma efficace segno della potenza dello Spirito: questi infatti rende testimomanza all’Evangelo edificando la comunione frale chiese, attraverso l’umile carità.."
E’concludo questa troppo lunga relazione, ringraziando il Signore per i suoi doni e le sue benedizioni. Come dice il Salmo e come’viene detto nel Grande Hallel della cena pasquale ebraica: ki le’olam hasdò, perché, la’Sua benignità dura in eterno, (come recita anche l’inno della mia chiesa), ma anche, poiché olam èil mondo PERCHE’ LA SUA MISERICORDIA E’ PER IL MONDO.

Gioachino Pistone