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LA STORIA DELLA CHIESA

La Chiesa Apostolica Armena, con il volere di Nostro Signore, è la religione storica, tradizionale e ufficiale degli Armeni. E` stata fondata da due apostoli di Cristo, da San Taddeo e da San Bartolomeo, ed è per questo motivo che si chiama “Apostolica”. Di seguito nel 301, grazie a San Gregorio Illuminatore e al re Tiridate III, la Cristianità è stata proclamata religione di stato: primo caso al mondo.

San Gregorio  fissò la propria sede a Vałaršapat, l’allora capitale del Regno, a sud dell’odierno Erevan, ove fondò la prima cattedrale d’Armenia nel 303, sul luogo indicatogli da Cristo, di nome Etchmiazdin che significa “[qui] discese l’Unigenito” .

  Già nel 312/313 L’Armenia, per il suo essere Paese cristiano, secondo lo storico della chiesa universale Eusebio di Cesarea, subì una guerra da parte dell’imperatore romano Massimino Daia (308-313): “A questo si aggiunse, per il tiranno, la guerra contro gli Armeni, uomini da tempo amici ed alleati dei Romani; ma poiché erano anch’essi Cristiani e si comportavano con zelo nella devozione alla Divinità, il nemico di Dio cercò di costringerli a sacrificare ad idoli e demoni, rendendoli ostili invece che amici, e nemici invece che alleati”.

A partire dal momento della conversione del Regno, il destino dell’Armenia fu inscindibilmente connesso a quell’opzione storica. Non appena trascorso un secolo e mezzo, nel 451, la Chiesa Armena affronterà il suo primo battesimo di sangue comunitario, noto come il “martirio dei Vardanank”, guidata dalla convinzione saldamente confessata ed espressamente dichiarata: “Chi credeva che il cristianesimo fosse per noi come un abito, ora saprà che non potrà togliercelo, come il colore della pelle”. Tale convinzione suggellerà per i secoli successivi l’anima e la cultura del popolo armeno e inciderà nella maniera più emblematica nell’olocausto genocidiale dell’inizio del Novecento. Infatti, pur essendo gli ideatori del progetto di sterminio motivati soprattutto da fattori di ordine diverso da quello religioso, fu quest’ultimo in ogni caso a prestare, alla resa dei fatti, il criterio di discriminazione effettiva nella decisione fra vita e morte: si salvarono in parte coloro che accettarono di  abiuare la fede cristiana.

Il martirio comunitario della Chiesa armena, nel 451, non sarebbe comunque pienamente spiegabile senza tenere conto di un altro evento della massima importanza nella storia armena: la creazione dell’alfabeto e della conseguente cultura letteraria all’inizio del V secolo (404-406) ad opera del santo vartabed (maestro) Mesrop Maštoc’ e del santo catholicos Sahak, con la collaborazione di numerosi discepoli. Sebbene l’idea di un alfabeto fosse stato ispirato a Mesrop da necessità missionarie, la sua realizzazione però suggellò definitivamente il singolare, ma pure esemplare, connubio armeno tra fede e cultura, tra nazionalità e religione.

IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI

Durante il Sinodo del settembre del 2013 la Chiesa Armena ha deciso di procedere con la canonizzazione delle vittime del Genocidio Armeno. Questo evento importantissimo ebbe luogo nella Cattedrale di Etchmiadzin il 23 Aprile del 2015, alla vigilia della Commemorazione mondiale del Centenario. Durante l’anno commemorativo del Centenario, in tutto il mondo si sono svolter giornate di memoria e innumerevoli commemorazioni: dalla Messa nella Cattedrale St. Patrick di New York, presenti fra gli altri, il vice Presidente Joe Biden, l’Ambasciatrice USA all’ONU Samantha Powers, alla Messa ecumenica nella Cattedrale di Westminster, alla presenza di membri del governo britannico.

Gli Armeni con molta stima ricordano la Santa Messa di Papa Francesco dedicata al Centenario il 12 aprile del 2015 e la visita benedetta del Papa in Armenia nel giugno del 2016.

Mentre nell’aprile 2015 il Papa citò le parole di Papa Giovanni Paolo II – pronunciate durante la Sua visita in Armenia nel 2002 – nel giugno 2016, durante il Suo primo discorso sul suolo armeno, Papa Francesco ribadì la sua propria convinzione, ripetendo la parola Genocidio.

 

LA SEDE DEL CATHOLICOSATO

La sede del catholicosato cambiò più volte nel corso dei secoli. Vałaršapat, Dvin, Argina, Ani furono le sedi principali nell’Armenia Maggiore nel primo millennio. La sede si stabilì prima in Cilicia, nel 1152, a Horomkla sul braccio inferiore d’Eufrate, per trasferirsi poi, nel 1292, a Sis nella capitale del Regno Armeno di Cilicia. Nel 1441, vartabet e vescovi dell’Armenia Maggiore chiesero al catholicos Grigor Musabekian di ritornare nella sede originaria. Al rifiuto di questi, gli orientali elessero un nuovo catholicos. Il titolare di Sis  continuò a risiedervi col titolo “catholicos di Cilicia”, con giurisdizione circoscritta alla Cilicia, mentre il catholicos di Echmiadzin fu riconosciuto come catholicos di tutti gli Armeni. In seguito al genocidio del 1915 e all’annientamento delle istituzioni armene in Anatolia, la sede di Sis fu trasferita in Libano, nella cittadina di Antilias.

La Chiesa armena ha inoltre due sedi patriarcali minori (il patriarca è inferiore al catholicos, considerato dagli armeni, come già abbiamo detto, soggetto alla giurisdizione del catholicos di tutti gli armeni): Gerusalemme di antica fondazione medievale e Costantinopoli fondato sotto il regime ottomano all’indomani della conquista di Costantinopoli.

 

LA CHIESA APOSTOLICA ARMENA IN ITALIA E A MILANO

La Chiesa armena d’Italia si trova sotto la giurisdizione del Catholicosato di tutti gli armeni Santa Sede di Echmiadzin.

A Milano, gli armeni hanno cominciato ad avere le loro funzioni religiose immediatamente dopo il Genocidio Armeno del 1915: dapprima nella chiesa anglicana di via Solferino e poi, a partire dal 1958, in una chiesa propria, che sorge in via Jommelli 30. Questa chiesa, dedicata ai Santi Quaranta Martiri di Sebaste e costruita secondo i canoni del più classico stile armeno, fu voluta da due fratelli – i Diarbekirean – vissuti a Milano circa 60 anni fa, i quali, trasferitisi poi in Argentina, provvidero a fare costruire la chiesa della sede milanese.

            La comunità armena lombarda consta oggi di oltre 1000 persone, in maggioranza liberi professionisti, industriali, rappresentanti, commercianti, artisti ed alcuni artigiani.

 

ALCUNE PARTICOLARITA’ DELLA CHIESA ARMENA

Si festeggia il Santo Natale il 6 di gennaio (ricordiamo che fino al IV secolo tutte le Chiese dell’intera Cristianità commemoravano la Nascita del Nostro Signore il 6 di gennaio. La data fu poi spostata per far dimenticare al popolo una importante festività pagana che cadeva il 25 di dicembre, lasciando sempre al 6 di gennaio la Festività dell’Epifania del Nostro Signore.), ed una settimana prima di esso i fedeli entrano in un periodo di digiuno; la notte del 5 gennaio, alla Vigilia di Natale, che gli Armeni chiamano Jerakaluytz, con  l’ accensione delle lampade si fa una solenne Santa Messa.

La Chiesa Armena ha due diverse categorie di sacerdoti: preti sposati e celibi. A differenza dei primi i secondi possono elevarsi nei gradi sacerdotali, divenendo Vardapet (Dottore della Chiesa), vescovi e possono essere eletti Catholicos.

La Santa Messa, che si chiama “Divina Liturgia”, è cantata e dura circa due ore, ed è fondata sulle liturgie di San Basilio e di San Giovanni Crisostomo.

Abbiamo sette Sacramenti, dei quali i primi due – il Battesimo e la Cresima – sono concessi dopo otto giorni dalla nascita del bambino e di seguito danno la possibilità di ricevere la Santa Comunione. Normalmente il mercoledì e il venerdì, sono due giornate di digiuno. Nel Calendario Liturgico sono ricordati tutti i Santi Cristiani Ecumenici, i quali sono stati martirizzati fino al Concilio di Calcedonia, dopodiché seguono esclusivamente i Santi Armeni.

La Santa Chiesa Apostolica Armena, assieme alle altre chiese orientali annoverate, ha riconosciuto i primi tre concili, compreso quello di Efeso del 431, e durante tutta l’evoluzione della sua teologia rimase fermamente fedele alla formula “cirilliana” cioè “una sola natura incarnata nel Verbo di Dio”: “Dio perfetto quanto alla sua divinità, uomo perfetto quanto alla sua umanità, la sua divinità è unita alla sua umanità nella persona dell’unigenito Figlio di Dio, in una unione che è reale, perfetta, senza confusione, senza divisione, senza alcuna forma di separazione”.