“Non temete, io vi porto una buona notizia che procurerà una grande gioia a tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato il nostro Salvatore” (Lc 2,10-11).

Giusto dieci anni fa, agli inizi della sua presenza ed attività in territorio ambrosiano, il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano inviò il suo primo messaggio natalizio alla Città e alle Chiese richiamando l’invito alla speranza sopra riportato. Quali parole più opportune da ripetere anche oggi, quando sembra che il presente della storia sia dominato da forze occulte che ci impediscono di vedere un orizzonte oltre quello breve, ravvicinato e poco luminoso dei nostri intereressi?
Eppure un bimbo appena nato suscita immediata tenerezza, stupore, forza di vivere, persino capacità di guardare con maggiore coraggio quanto finora vissuto, in vista del domani e di altri domani. Questo vale per le singole persone, uomini e donne che quotidianamente si sforzano nel lavoro, nello studio, nelle relazioni famigliari e interpersonali, a costruire un luogo capace di accogliere ancora una nascita, un domani, un futuro; vale per le istituzioni che in tutto il mondo sembrano navigare a vista senza grandi prospettive, senza illuminanti traguardi; e vale per le comunità e le chiese sfidate da tanti problemi e contraddizioni, per non cedere la speranza che proprio nella debolezza, nella fragilità, anche oggi sono i pilastri di una capanna dove un Salvatore può porre la sua dimora.
L’aver smarrito la voglia di guardare oltre ci fa pensare che persino il Natale non sia più necessario; si riducono i festeggiamenti e se non c’è tanto da spendere e da consumare, a che serve un Natale? Come se la gioia promessa fosse legata alle luminarie o ai guadagni. Perché proporre un Natale quando nel mondo tante persone non condividono la speranza cristiana? Come se il Natale dipendesse dalle decisioni e scelte degli umani. Con tali domande qualcuno comincia a pensare che lo si potrebbe abolire e sostituire con una festa senza richiami religiosi. Già, a che serve il Natale? Forse è arrivato il tempo in cui si può ripensarlo nel suo senso più autentico, di un messaggio quale nessuno è in grado di lanciare: di un Dio che accetta tutta la povertà umana, se la assume, la condivide, per donare a tutti una luce che nessuno può procurarsi artificialmente. E nella forza di un bimbo Dio ci rinnova il coraggio per affrontare i marosi della vita quotidiana, per continuare a cercare la verità, la pace, la giustizia, per non smantellare la solidarietà, perché sulle piccole cose di ogni giorno si fondano i grandi eventi.
Nei vangeli è detto che nella notte della nascita di Gesù, un bimbo come tanti altri bimbi, si produsse un evento straordinario: si diffusero stupore e meraviglia, timore e insieme gioia per qualcosa che avrebbe dato luce e speranza alla vita di quei primi pastori che accorsero verso la stalla di Betlemme. Oggi vorremmo avere l’entusiasmo e l’urgenza dei profeti antichi per ispirare alle nostre chiese la gioia e la speranza che sgorgano dal ricordo della nascita del Signore, vorremmo ispirare in tutti e in tutte un nuovo indirizzo, perché seguendo l’esempio di Gesù possiamo vedere gli uomini e le donne attraverso la lente dell’amore, senza i filtri della religione o della razza, delle capacità fisiche o mentali.
“Signore, aiutaci a sciogliere il nostro cuore per avere la possibilità di stupirci, di interessarci agli altri, di scorgere luci di vita e di speranza in questo nostro mondo e a non chiuderci nel nostro egoismo”. Questo è l’augurio che il Consiglio formula a coloro che accoglieranno l’annuncio e l’invito a ritrovare il Dio con noi.

Il Comitato di Presidenza del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano