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CENNI STORICI 

La struttura della Chiesa Ortodossa, così come definita nelle Scritture, nella Tradizione e nei Santi Canoni dei sette Concili Ecumenici, è destinata a salvaguardare ed a manifestare nel corso della storia la natura stessa della Chiesa, la sua unità, la sua santità, la sua cattolicità (o universalità o ecumenicità) e la sua apostolicità. 

L’Unità della Chiesa Ortodossa nel mondo oggi si manifesta tramite le sue comunità (parrocchie, monasteri ecc.) che fanno parte di una Diocesi. Una Diocesi Ortodossa è veramente cattolica e Ortodossa, quando è unita a tutte le altre Diocesi Ortodosse in una comunione di fede e di vita. Per manifestare e salvaguardare questa unità universale oggi le Diocesi si raggruppano tra loro e formano gli “Antichi Patriarcati” (Ecumenico di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) e le “Chiese Autocefale” (Russia, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, Cipro, Grecia, Polonia, Albania, Repubblica Ceca e Slovacchia), i cui confini coincidono di solito con le frontiere politiche degli stati. In ciascuna di queste circoscrizioni ecclesiastiche (Chiese Autocefale) il Vescovo della Capitale o di una città di grande importanza ecclesiastica porta il titolo onorifico di Patriarca (Russia, Serbia, Romania ecc.) o di Arcivescovo Maggiore (Cipro, Grecia ecc.). Le relazioni tra le Chiese Ortodosse Autocefale sono rette da un ordine di precedenza, dal momento che tutti riconoscono il Primato d’onore del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. L’Unità della Chiesa è in questo modo preservata sul piano universale. 

Il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, fondato con il 3° canone del II Concilio Ecumenico (Costantinopoli 381), si è formato definitivamente con il 28° canone del IV Concilio Ecumenico (Calcedonia 451). Esso, dopo lo scisma del 1054, è il centro visibile della Chiesa Ortodossa ed ha il primo posto di onore presso tutte le Chiese Ortodosse locali. Il Patriarca Ecumenico, come “primus inter pares” tra tutti i Vescovi del mondo, è il punto di riferimento dell’unità ecclesiastica ed il giudice delegato per ogni eventuale dissenso pastorale tra tutti i Primati e Vescovi Ortodossi. 

Il Patriarcato Ecumenico, che da più di diciassette secoli ha la sua Sede a Costantinopoli, costituisce una delle più antiche istituzioni mondiali, la cui missione, internazionale e continua, consiste nel compimento della missione della Chiesa, cioè l’annunciazione della salvezza dell’uomo, del mondo e di tutta la creazione. Il Patriarcato Ecumenico da sempre non si sottrae, tra l’altro, anche alle sue diverse responsabilità sociali e ai suoi obblighi morali nel mondo, come per esempio la pace, la giustizia, l’educazione, i presupposti antropologici della vita e tutto quello che prende il nome di diritti umani e che costituisce problemi rilevati per tutta l’umanità.

Fondatore del Cristianesimo a Costantinopoli è l’apostolo Andrea, il Primo Chiamato, il quale, secondo le fonti storiche e la tradizione della Chiesa, ha compiuto la sua missione in molte regioni dell’Impero Romano, tra cui Cappadocia, Ponto, Asia Minore, Tracia e Bisanzio, la città che preesisteva a Costantinopoli, dove San Andrea ha ordinato, come primo vescovo, Santo Stachi, uno dei settanta discepoli – apostoli di Cristo.

Il IV Concilio Ecumenico di Calcedonia, convocato nel 451, ha stabilito che il Vescovo di Costantinopoli debba godere dello stesso primato d’onore del Vescovo di Roma, perché Costantinopoli è la Nuova Roma; per di più il Concilio ha deciso di affidare tutta la terra sconosciuta del mondo al Patriarcato di Costantinopoli, giurisdizione che infatti era molto più ampia di quelle che avevano gli altri quattro antichi patriarcati dell’epoca, cioè Roma, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, come anche la prima Chiesa Autocefala, di Cipro. Alcuni decenni dopo, nell’aprile del 533, l’imperatore Gustiniano ratificò ufficialmente il titolo, “Patriarca Ecumenico”, già esistente, per il Vescovo di Costantinopoli. Durante tutto il periodo dell’impero bizantino, il Patriarcato Ecumenico con la fede ortodossa è stato il vincolo coesivo ideologico di tutto il multinazionale e multiculturale impero, che aveva al suo centro Dio.

Fino al 1453 la missione mondiale del Patriarcato Ecumenico si vede, soprattutto, dalla convocazione dei Concili Ecumenici nella sua Sede, Costantinopoli, o nelle sue Diocesi Maggiori (Nicea, Calcedonia, Efeso), dalla vita e dalla tradizione liturgica che ha creato, dai tanti e grandi Santi che hanno vissuto a Costantinopoli e nelle sue diocesi (Giovanni Crisostomo, Gregorio Nazianzeno, Basilio di Cesarea, Nicola di Mira ecc.) e, soprattutto, dalle sue grandi missioni, grazie alle quali tanti popoli, come i Boemi, i Bulgari, i Croati, i Moravi, i Polacchi, i Rumeni, i Russi, i Serbi e gli Ungheresi hanno conosciuto i messaggi salvifici del Vangelo, senza però perdere le loro identità nazionali e culturali.

Con l’occupazione ottomana di Costantinopoli, il Patriarcato Ecumenico, che già aveva compiuto più di mille anni dalla sua costituzione, è rimasto l’unica istituzione dell’Impero Bizantino che ha continuato a funzionare illesa, e, soprattutto, con il conforto dello stesso Maometto. La missione più importante e, molto spesso, più difficile del Patriarcato Ecumenico negli anni dal 1453 fino al 1923 fu di servire tutte le nazioni e tutti i popoli che si trovarono sotto l’Impero Ottomano, cercando, soprattutto, di mantenerli nella fede ortodossa. L’Impero Ottomano, soprattutto all’inizio, non negò la tolleranza religiosa né verso gli Ortodossi né verso i Giudei. Con i diversi privilegi sultaniali si stabilì una prassi giuridica che fece del clero Ortodosso un corpo privilegiato. Il Patriarca Ecumenico ed il Sinodo diressero in prima persona l’intero edificio ecclesiastico. Va da sé che il Patriarca ed il Sinodo furono autonomi sulle questioni dogmatiche, convocando i famosi “Grandi Sinodi”, che hanno sostituito i Concili Ecumenici del Primo Millennio. Il Patriarca, il Sinodo, i Vescovi ed il clero ebbero a loro carico tutti gli Ortodossi, quale che fosse la loro nazionalità, fatto che valse al Patriarca il nuovo titolo di “etnarca”. 

Dopo il 1923 e la creazione del nuovo stato turco, come chiarisce Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I in un discorso del 19 ottobre 2006, davanti ai Primati delle chiese Autocefale di Grecia e di Albania e a molti Ministri Europei, “il Patriarcato Ecumenico mantiene il suo carattere ecumenico e si dedica per il compimento della sua missione cristiana ecumenica [cioè mondiale], senza essere legato a uno stato determinato”. Secondo Sua Santità Bartolomeo I, “la parola del Patriarcato Ecumenico si rivolge, e continuerà a rivolgersi anche durante il ventunesimo secolo, a tutti; a quelli della stessa fede e agli eterodossi, … a quelli che credono in un’altra religione e agli irreligiosi, ad ogni uomo che è interessato a sentire tutto quello che la Parola di Dio ha rivelato nella verità”. 

Più concretamente nell’epoca contemporanea – sempre secondo Sua Santità Bartolomeo I – “il Patriarcato Ecumenico segue l’unità della Chiesa Ortodossa … e … coordina la collaborazione di tutte le Chiese Ortodosse locali, … assiste il mantenimento della tradizione ecclesiastica genuina, … richiama l’attenzione dei cristiani, e soprattutto dei monaci, a scanso della secolarizzazione della chiesa, … vive il mistero della Croce, della Resurrezione e della Salvezza e invita tutti gli uomini a partecipare a questa esperienza vissuta, … si impegna della istruzione dei fedeli e, soprattutto, dei chierici, … e, tutto questo, per mantenere nella fede e nella tradizione Ortodossa tutti i suoi figli”, che si trovano in tutto il mondo. Va da sé che una delle missioni più importanti del Patriarcato Ecumenico è l’annuncio del Vangelo a tutti i popoli che non conoscono ancora Cristo, direttamente in Asia e nelle Americhe, indirettamente anche in Africa, in collaborazione con il Patriarcato di Alessandria. Inoltre il Patriarcato Ecumenico si impegna a coordinare i dialoghi intercristiani e interreligiosi, si prende cura della creazione di relazioni pacifici con le altre chiese e confessioni cristiane, è protagonista – secondo Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I (Messaggio del 1° settembre del 2004) – “di importanti incontri ed accordi riguardo la pace e la prosperità del mondo, la riforma economica e sociale, i diritti umani e la tolleranza religiosa”, e lotta affinché gli uomini capiscano “l’importanza di una “crociata’’ a favore del nostro ambiente, che così tanto egoisticamente abbiamo trascurato”.

La Chiesa di Costantinopoli, fondata dall’apostolo Andrea, continuerà, come afferma Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, la sua missione spirituale anche nel ventunesimo secolo “con le sue deboli forze, certa che in questo modo compie la sua responsabilità e il suo debito al mondo e alla storia”.

Il Cristianesimo Ortodosso in Italia 

La Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta

La Santa Chiesa Ortodossa è una Chiesa da sempre esistente nella Penisola Italiana e nelle sue Isole. Costituisce una storica Chiesa tradizionale, mentre la sua opera civilizzatrice e spirituale durante i secoli è un fatto incontestabile. 

Grazie alle massicce immigrazioni causate dalla graduale conquista ottomana nell’Oriente Ortodosso, il numero dei greco-ortodossi in Italia aumentò. Questi ultimi provenivano dal Peloponneso, dall’Epiro, da Cipro, da Creta, dalle isole dei mari Ionio ed Egeo e da altre località. Le regioni di Calabria, Sicilia e Basilicata sono state quelle di maggior concentrazione. Numero non indifferente di greco-ortodossi si riscontravano nelle città di Napoli, Barletta, Brindisi e Lecce. Le loro migrazioni riguardano pure il Ducato di Toscana (Livorno, Pisa), le città di Venezia, Trieste, Genova, Ancona, l’isola della Corsica, l’Istria (Pola, Fiume) e la Dalmazia (Zara). Accoglienza particolarmente favorevole fu riservata nelle città di Venezia, Napoli, Trieste, Livorno e Barletta. Il Patriarcato Ecumenico ha seguito da vicino i problemi e le difficoltà delle comunità greco-ortodosse in Italia inviando loro sacerdoti e maestri di grande valore. Fu un arcivescovo-metropolita nella persona del Metropolita di Filadelfia che aveva la sua sede episcopale a Venezia, presso lo storico Campo dei Greci. La sua presenza durò dal 1573 al 1790. 

Verso la metà del XIX secolo le cose cambiarono sostanzialmente per due cause: 1) la graduale assimilazione dei greco-ortodossi alla Chiesa romano-cattolica, principalmente per l’uniatismo e i matrimoni misti; 2) la loro immigrazione verso nuovi centri della diaspora greco-ortodossa nell’Europa Centrale e Orientale, nell’Egitto ecc. Dopo la II Guerra Mondiale, la tendenza si inverte per cui il numero dei greco-ortodossi comincia a crescere. Essi provengono soprattutto dal Dodecaneso e dall’Epiro, ma anche dall’Africa (Etiopia, Libia, Egitto) e da altre località del territorio di tradizione greco-ortodossa. Aggiungiamo al numero di questi ultimi anche i numerosissimi studenti greci iscritti nelle Università Italiane. 

Durante la fine del XX secolo sono arrivati in Italia decine di migliaia di Ortodossi dall’Europa Orientale che, in tale maniera, finirono per sommarsi al numero dei preesistenti greco-ortodossi. Si calcola che attualmente in Italia esiste più di un milione di cristiani ortodossi. Il Patriarcato Ecumenico ha provveduto con interessamento paterno e grande sensibilità a favore dei bisogni delle accresciute comunità ortodosse in Italia creando il 5 novembre 1991 la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, tenuto conto dell’esigenza di affrontare e soddisfare le necessità spirituali dei fedeli Ortodossi ivi viventi, della gioventù Ortodossa studentesca, e della particolare importanza di questo paese in cui ha sede la Chiesa Romano – Cattolica.

Il 26 agosto 1996 il vescovo Gennadios è stato eletto Arcivescovo Metropolita d’Italia, prendendo possesso della Sacra Arcidiocesi italiana il 27 ottobre dello stesso anno. Nei dieci anni del suo servizio come Metropolita ha fondato più di trentacinque nuove parrocchie e quattro nuovi monasteri, ha costruito chiese, ha restaurato chiese e monasteri, ed ha ordinato più di quaranta nuovi chierici. La Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia è riuscita anche ad acquistare prestigio sociale, civile ed ecclesiastico, col suo riconoscimento come Persona Giuridica agli effetti civili dallo Stato Italiano (16.7.1998), col ricevimento di chiese e monasteri dalla Chiesa Romano – Cattolica e dai Comuni, col ricevimento d’inviti a partecipare alla vita italiana. Nell’anno 2005 è stata incorporato nell’Arcidiocesi d’Italia anche il gregge ortodosso dello Stato di Malta, e quindi l’Arcidiocesi è stata denominata Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta.

La Chiesa Greco – Ortodossa di Milano

La fondazione della Chiesa Greco – Ortodossa di Milano da parte di pochi Greci, i quali avevano una fede viva in Dio e un profondo amore per l’Ortodossia, è un meraviglioso esempio da imitare. Nell’anno 1925, sotto la guida spirituale del Prelato Germano Karavaggelis, allora metropolita dell’Europa Centrale, del Patriarcato Ecumenico, con sede in Austria, si costituì il «Comitato degli Ortodossi Greci a Milano». Nel 1929 venne acquistato un terreno di 200 mq. sul quale più tardi si costruì la Chiesa. Ma dovettero trascorrere molti anni ed essere superati molti ostacoli prima che il sogno si realizzasse. Nell’anno 1956 ebbe inizio la costruzione della Chiesa, che incominciò a funzionare nel 1958. Da allora e per molti anni la Chiesa Greco–Ortodossa di Milano è stata l’unica Chiesa Ortodossa in tutta la Lombardia, servendo tutti gli Ortodossi della città e dei dintorni di Milano, senza nessuna distinzione di appartenenza nazionale o linguistica. Nel 1964 è stato nominato come Rettore del Consilio Ecclesiastico l’archimandrita Timoteo Moschopoulos, che ha servito la Chiesa come parroco per più di quaranta anni. Nel 1968 fu fondato l’Istituto di Studi Ortodossi «San Gregorio Palamas», che ha pubblicato in italiano una miscellanea di articoli di teologi Ortodossi dal titolo «Simposio Cristiano». Nel decennio 1980 sono state istituite l’Associazione Femminile Parrocchiale -che cura l’opera di assistenza caritativa le iniziative culturali della parrocchia- e la Libreria Religiosa. 

Di massima importanza storica per la Chiesa Greco–Ortodossa di Milano e per gli Ortodossi di Lombardia, è stato il Pellegrinaggio a Milano di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, nel 17 maggio 1997. 

Il 1 aprile 2006 il Metropolita Gennadios, Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta, dopo una serie di visite pastorali a Milano, rispondendo direttamente ai sempre crescenti bisogni della Parrocchia e alle grandi esigenze dei tempi, ha nominato come parroco nella Chiesa Greco-Ortodossa di Milano l’archimandrita p. Evangelos Yfantidis, dottore della Facoltà di Teologia di Salonicco, allo scopo di continuare ad essere il punto di riferimento degli Ortodossi di Milano. Sotto la sua guida paterna, è cominciata l’importantissima opera del restauro della Chiesa. L’impegno è stato sostenuto, sia moralmente che finanziarmente, dal Console Generale della Grecia a Milano e da tutti i parrocchiani. 

Dal 13 ottobre 2012 la Chiesa Ortodossa d’Italia ha sede nella Chiesa di Santa Maria Podone, in piazza Borromeo, a Milano, in pieno centro storico.

 Si tratta di una delle più antiche chiese di Milano, essendo stata fondata durante il nono secolo. Risulta infatti già consacrata nell’anno 871, secondo quanto trovato in un’antica pergamena di quell’anno.

La chiesa ha questo nome in quanto il terreno sulla quale venne edificata fu donato da un nobiluomo milanese, un certo Vuerolfo detto Pedone o Podone, figlio di Ercmario di Milano.

Nel corso dei secoli ha subito varie modificazioni, per esempio la cappella fu aggiunta solo nel 1440 ad opera dei Borromeo, e il campanile è cinquecentesco, opera di Pellegrino Tibaldi.

Il Capitolo di Santa Maria Podone fu soppresso nel 1810, in epoca napoleonica.

Il 15 maggio 2013 si è svolta una storica visita da parte di Sua Santità il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.