Solo cinque sono stati gli italiani che hanno partecipato alla Convocazione Ecumenica Internazionale di Kingston (Giamaica) lo scorso maggio e ne danno testimonianza.

di Rosangela Vegetti

Se n’è parlato poco a suo tempo della Convocazione di Kingston, promossa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra, e solo un piccolo manipolo di tenaci italiani vi hanno partecipato, a titolo personale o associativo, eppure il tema della pace e della lotta alla violenza a tutti i livelli e in ogni ambito della vita sociale odierna, non era certo tema di poco peso e di scarso mordente. Lo scorso sabato, 19 novembre, si è svolto un primo ‘laboratorio’ di riflessione all’Ambrosianeum, promosso da: Federazione Chiese Evangeliche Italiane, Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, Centro Ecumenico Europeo per la Pace – ACLI, Segretariato Attività Ecumeniche, PaxChristi Italia, Cipax, e dalle riviste ‘Mosaico di Pace’, ‘Confronti’, ‘Riforma’, ‘CEM Mondialità’.
Circa 1000 sono stati i delegati delle Chiese aderenti al Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC-WCC) e membri di numerose associazioni della società civile internazionale, che sono convenuti lo scorso maggio da ogni parte del mondo a Kingston, capitale della Giamaica, dove la violenza sembra avere campo libero a causa di povertà diffusa e di scontri tra mercanti di droga. Era una “Convocazione Ecumenica Internazionale sulla Pace”, frutto conclusivo di un decennio di impegno contro la violenza, proposta e conclusiva provocazione perché tutti potessero misurarsi sul bisogno reale della pace. Ne ha raccolto il testimone un gruppo di organismi ecumenici cittadini e nazionali ed ha invitato a riflettere proprio sui temi che la convocazione di Kingston aveva posto sul tavolo. All’Ambrosianeum hanno raccontato la loro esperienza quanti sono stati alla Convocazione e con passione hanno trasmesso il clima e il metodo di lavoro, imperniato sul dialogo e l’ascolto delle diverse realtà Da Kingston è stato dunque lanciato un appello a tutti i cristiani e a tutte le Chiese del mondo perché assumano finalmente la radicalità della chiamata ad essere costruttori pace e di giustizia, cioè di ‘PACE GIUSTA’!
Solo la pace è giusta è stato ribadito da ogni relatore e, come è stato per lo schiavismo, così anche la guerra deve essere messa fuori legge, in quanto strumento non idoneo e totalmente inadeguato per fare la pace e garantire una vita sociale ordinata e sicura. Il laboratorio proposto a Milano vuole essere una prima occasione di incontro rivolta a rappresentanti di Associazioni e Chiese e a singoli cristiani per immaginare insieme, alla luce delle sfide di Kingston, quelli che potrebbero essere gli orizzonti, il significato e le priorità di un percorso ecumenico di questo tipo.
Che la guerra diventi illegale  è l’auspicio lanciato dal Messaggio finale di Kingston. “Lottando per la pace sulla terra – si legge nel Messaggio – ci confrontiamo con i nostri diversi contesti e con le nostre diverse storie. Costatiamo che differenti Chiese e religioni hanno differenti prospettive sul cammino che conduce verso la pace. Ogni approccio ha il suo valore non si escludono l’un l’altro. Anche nelle nostre diversità possiamo parlare con una sola voce”.
Per ampie informazioni sulla Convocazione si può leggere “Ecumenismo e Pace” di L. Sandri e G. Novelli ed. Icone; e cercare su www.coe.org; www.fcei.it; www.chiese-e-pace.it