"Ho desiderato venire qui, pellegrino in cerca di unità e di pace. Ringrazio Dio perché qui ho trovato voi, fratelli e sorelle già in cammino"

Ancora una volta è stata la metafora del “cammino” a reggere l’intero svolgimento del “pellegrinaggio ecumenico” di papa Francesco, vescovo di Roma e capo della Chiesa Cattolica Romana, al Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) di Ginevra il 21 giugno scorso.

 Camminare insieme – ha detto – è un movimento in entrata che ci «dirige costantemente al centro», cioè verso Cristo; ed in uscita «verso le periferie del mondo, per portare insieme la grazia risanante del Vangelo a una umanità sofferente». Ma camminare insieme, significa anche riconoscere il cammino di chi ci ha preceduti ed ha avuto «il coraggio di invertire la direzione della storia» verso l’unità, e non verso la diffidenza e la paura.

A sua volta il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC, ha commentato il motto dell’incontro (Camminare, Pregare, Lavorare insieme, che qualcuno già chiama “trinità ecumenica): «Ci sono voluti 70 anni per arrivare al punto in cui ci troviamo oggi. Questo giorno è una pietra miliare. Non ci fermeremo qui. Visto che oggi noi condividiamo sempre di più, facciamo in modo che le prossime generazioni possano creare nuove espressioni di unità, giustizia e pace».

La preghiera – ha affermato Francesco nel suo discorso – è l’ossigeno dell’ecumenismo» perché nel pronunciare il Padre Nostro, riconosciamo sia la nostra «figliolanza» rispetto a Dio sia la nostra «fraternità» di credenti che sanno amarsi gli uni gli altri.

Riflettendo su cosa significhi lavorare insieme – dopo aver ribadito l’importanza che per la Chiesa cattolica riveste la Commissione fede e costituzione del Cec, alla quale la parte cattolica «intende continuare a partecipare con teologi di massimo livello» – papa Francesco ha indicato la diaconia come via maestra dell’agire cristiano nel mondo. Sono i più poveri della terra ad aver bisogno di «ecumenismo e unità.  Non possiamo disinteressarci del pianto di chi soffre, ed è inquietante quando alcuni cristiani si mostrano indifferenti nei confronti di chi è disagiato».

Papa Bergoglio non è stato il primo pontefice a recarsi al Cec di Ginevra, prima di lui vi fecero visita anche Paolo VI nel 1969 e Giovanni Paolo II nel 1984. Tuttavia, Francesco è il primo ad essere stato espressamente invitato dal Cec per celebrare insieme un anniversario dedicato al dialogo e alla collaborazione tra Chiese, in cammino insieme verso l’unità visibile.

Durante la preghiera mattutina papa Francesco ha ammesso che si tratta di un’impresa tutt’altro che scontata: «L’ecumenismo è una grande impresa in perdita. Ma si tratta di perdita evangelica secondo la via tracciata da Gesù: “Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi la perderà per causa mia, la salverà” (Luca 9, 24). Ho desiderato venire qui, pellegrino in cerca di unità e di pace. Ringrazio Dio perché qui ho trovato voi, fratelli e sorelle già in cammino».

(g.acq.)