Discorso di benvenuto del Presidente del CCCM

Sara Comparetti

Benvenuti a tutti e tutte voi a nome del CCCM,

innanzi tutto vorrei ringraziare la Fondazione Ambrosianeum e il suo presidente, dr. Garzonio, che tanto gentilmente ha accettato di ospitarci questa sera, in questa bella sala che tante altre volte ha ospitato eventi sugli stessi temi che affronteremo oggi.

In questi giorni i cristiani di tutto il mondo si apprestano a celebrare insieme la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (SPUC), quest’anno preparata dalle chiese dei Caraibi ed oggi, invece 17 gennaio in tutta Italia si celebra la giornata del Dialogo ebraico-cristiano.

Non è un caso che si celebri oggi. I cristiani di ogni confessione sanno bene che prima di parlare di ecumenismo tra di loro, devono risolvere il nodo del proprio rapporto con Israele. O meglio che non può esistere l’uno senza l’altro.

Non c’è ecumenismo senza ritorno alle proprie radici, non c’è dialogo senza riconoscimento delle proprie radici. Come disse Karl Barth, “l’unico e più grande problema ecumenico è quello del nostro rapporto con Israele”. Quindi non a caso la giornata del dialogo ebraico-cristiano è stato fissata oggi, il 17, alla vigilia della SPUC che inizia infatti domani, 18 gennaio. Il dialogo tra cristiani ed ebrei precede quindi il dialogo tra cristiani.

Oggi siamo arrivati alla XXIX giornata, sappiamo che questa giornata fu istituita nel 1990 dalla Conferenza Episcopale Italiana per proporre una giornata di approfondimento e sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei e che la prima di queste giornate ebbe come tema: “La radice ebraica della fede cristiana e la necessità del dialogo”. A sottolineare ancora una volta quanto fosse importante confrontarci con le nostre radici ma anche come sia importante dialogare con essa oggi. Oggi sempre più spesso si parla di dialogo tra cristiani ed ebrei e non più di dialogo tra cattolici ed ebrei.

In particolare a Milano, la storia si questa giornata si intreccia strettamente con quella del CCCM che dal 2004 promuove direttamente la giornata del dialogo ebraico cristiano.

Il lungo cammino ecumenico che ha portato alla nascita del CCCM esattamente 20 anni fa, ci ha anche portati a coltivare una sensibilità crescente dell’importanza della relazione ebraico-cristiana come è indicata nella carta ecumenica (parg. 10) anche accogliendo l’eredità del gruppo Teshuvà, nella prospettiva sia di favorire tra i cristiani di ogni confessione la conoscenza del patrimonio spirituale del popolo ebraico sia l’autocoscienza cristiana che lega la Chiesa di Gesù Cristo ad Israele.

Credo che Milano sia ancora l’unica realtà in Italia dove la giornata del Dialogo ebraico-cristiano del 17 gennaio viene celebrata ecumenicamente.

Il CCCM ha pensato di dedicare questo 17 gennaio, qui a Milano, alla memoria di uno dei principali protagonisti di questo Dialogo, recentemente scomparso, il Rabbino Giuseppe Laras, che insieme al Cardinal Martini diede un forte impulso a questo dialogo promuovendolo anche e soprattutto in ambito ebraico.

La Giornata di oggi è stata divisa in due parti, una prima intracristiana, in cui cercheremo, insieme ai nostri ospiti, entrambi biblisti, entrambi esperti di antico testamento e grandi conoscitori di ebraismo, l’uno cattolico, Piero Stefani, Presidente nazionale del SAE e docente di ebraismo alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e l’altro, Daniele Garrone, Pastore Protestante, docente di Antico Testamento alla Facoltà Valdese di Roma, cercheremo di capire a che punto è oggi il dialogo ebraico-cristiano e soprattutto quali siano le prospettive future, quali i possibili sviluppi di questo dialogo. Sappiamo molto bene infatti che questo dialogo riguarda non solo il passato delle “radici ebraiche” ma anche il presente e il futuro delle chiese.

Oggi abbiamo acquisito tutta una serie di cose, impensabili fino a pochi decenni fa: abbiamo eliminato ogni riferimento anti ebraico dalle nostre liturgie, non pensiamo più, se mai l’abbiamo pensato, che gli ebrei abbiano qualche colpa della morte di Cristo, non cerchiamo più di convertirli e non crediamo più in una teologia sostituzionistica. oggi abbiamo riscoperto e valorizzato i versetti di Paolo nella lettera ai Romani, al capitolo 9, in cui dice che i doni e la chiamata di Dio sono senza pentimento, e che a Israele ha dato i doni, la legge e le promesse e tutto ciò non è mai stato revocato, ne mai lo sarà.

Quindi è tutto risolto? Non esiste più una questione ebraica? Almeno per noi cristiani? Questa la domanda che rivolgiamo ai nostri oratori. Dove siamo arrivati e dove vogliamo e possiamo andare nel dialogo con l’ebraismo?

La seconda parte della serata sarà invece più dedicata ai promotori di questo dialogo, in particolare al Rabbino Laras e vedrà dialogare due voci, una cristiana, quella di Mons. Borgonovo e quella del Rabbino capo di Milano, Arbib.

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Rinnovo il mio benvenuto a tutti voi e il ringraziamento ai nostri gentili ospiti, per tutti coloro che si sono aggiunto ora e non hanno seguito la prima parte della serata.

Mentre la prima parte di questa serata ha visto dialogare due voci cristiane, una protestante e una cattolica, La seconda parte vede due voci una ebraica e una cristiana:

Do il benvenuto al Rabbino capo della Comunità ebraica di Milano, Rav Alfonso Arbib, esperto di Talmud e di pensiero ebraico e a Monsignore Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, biblista e docente di Esegesi e Teologia del Primo Testamento alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale

Il titolo di questa seconda parte è :

Il Dialogo ebraico-cristiano e i suoi promotori

Con questo titolo abbiamo voluto sottolineare come il dialogo tra ebraismo e cristianesimo non sia una cosa astratta, un entità a se stante fatta di dichiarazioni, parole, scritti asettici, impersonali, quanto piuttosto sia un dialogo vero, reale, fatto tra persone vere.

I promotori di questo dialogo a Milano hanno nomi e volti conosciuti e non furono indifferenti al dialogo stesso. La recente scomparsa del Rabbino Giuseppe Laras ha riportato alla memoria di tutti noi quanto l’amicizia, la stima reciproca, la profonda conoscenza e l’amore per Israele di Laras e di Carlo Maria Martini abbia fatto la differenza nel dialogo ebraico-cristiano qui a Milano.

In un certo senso vi è un forte parallelismo tra la storia della nascita del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano e dell’ecumenismo milanese e la storia del dialogo ebraico-cristiano a Milano.

Dietro entrambe c’è la storia di una conoscenza e di una stima reciproca cresciuta con il tempo attraverso l’amicizia personale e il reciproco riconoscimento. I Protestanti e gli Ortodossi milanesi hanno dovuto imparare a fidarsi della Chiesa Cattolica ambrosiana e a riconoscere in essa una reale volontà di conoscenza e dialogo proprio come ha dovuto fare la comunità ebraica. E ciò è stato possibile solo attraverso le persone che in questi processi hanno creduto e hanno investito se stesse.

Se oggi il Consiglio compie 20 anni di attività lo deve a queste persone e ai rapporti di fiducia e di amicizia che ci hanno permesso di intraprendere un camino comune di testimonianza dove le differenze teologiche non vengono negate né ignorate ma dove i cristiani di diverse confessioni vengono chiamati alla testimonianza comune. Credo che lo stesso si possa dire del dialogo tra cristiani ed ebrei. Anche il mondo ebraico ha dovuto superare lo scetticismo verso il desiderio delle chiese cristiane di intraprendere un dialogo sincero e costruttivo dopo secoli di antigiudaismo. Ciò è stato possibile solo con il tempo e solo costatando i reali passi fatti dalle chiese per modificare il proprio atteggiamento e i propri insegnamenti antigiudaici ma anche e soprattutto attraverso i rapporti tra le persone.

Le differenze teologiche tra ebraismo e cristianesimo sono profonde e la profonda fraternità che si è venuta a creare tra noi non le può annullare, eppure condividiamo la centralità della Bibbia ebraica ma anche molti valori fondamentali per l’umanità. Le differenze dottrinali non ci devono impedire di collaborare pacificamente per il miglioramento del mondo che condividiamo, nella ricerca della pace e della giustizia per tutti. Dobbiamo continuare a costruire su ciò che ci unisce, a rifiutare ogni forma di antisemitismo e di antigiudaismo così come ogni forma di fanatismo religioso che invoca invano il nome di Dio a giustificazione di violenza e morte.

L’incontro di questa sera vuole rinnovare l’amicizia e il dialogo tra Cristiani ed Ebrei anche attraverso l’opera e l’amicizia dei suoi promotori nella nostra città, ma vuole anche essere un nuovo inizio, tracciare la via di un rinnovato dialogo che sappia far tesoro delle proprie “radici” e aprirsi a nuovi, rigogliosi orizzonti.